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VINO E DENOMINAZIONI

Anche il Chianti, dopo il Chianti Classico, lancia la sua “Gran Selezione”

Uno dei punti di revisione del disciplinare (che già fa discutere) approvato dal Consorzio guidato da Giovanni Busi, che inizia il suo iter
CHIANTI, CHIANTI CLASSICO, GRAN SELEZIONE, vino, Italia
Vigneti nel Chianti

Parola italiana tra le più conosciute nel mondo, territorio del vino tra i più grandi l’Italia, il distretto vinicolo Chianti cerca il rilancio. Con un’iniziativa che, di certo, farà discutere, e con ogni probabilità scatenerà una levata di scudi dalla denominazione storica del Chianti Classico. Perchè il Consorzio del Vino Chianti, guidato da Giovanni Busi, è pronto a lanciare la sua “Gran Selezione”, come già fatto, con successo, anni fa, dal Consorzio del Chianti Classico, oggi guidato da Giovanni Manetti. In sintesi, spiega il Consorzio del Chianti, la “Gran selezione” in versione chiantigiana, prevede “colore rosso rubino intenso, tendente al granata con l’invecchiamento, una gradazione alcolica minima più elevata (13 gradi) ed un invecchiamento di almeno 30 mesi”, potrà essere prodotta in tutto il territorio della denominazioni, con divieto di utilizzare il fiasco come contenitore.
Parametri diversi, in parte, dalla Gran Selezione del Chianti Classico, che prevede che il vino sia prodotto da una singola vigna o dalle migliori uve selezionate tra quelle di proprietà dell’azienda, e con caratteristiche chimiche ed organolettiche più restrittive rispetto alle tipologie Annata e Riserva, oltre a 30 mesi di invecchiamento, di cui almeno 3 in bottiglia e, anche in questo caso, una gradazione minima di 13 gradi di alcol.

Di certo, per i tanti che sostengono che una delle grandi questioni irrisolte del vino di Toscana sia proprio la “confusione” che si genera tra Chianti (denominazione che abbraccia praticamente tutta la Toscana, con 15.000 ettari di vigneto già produttivo, a cui si aggiungeranno altri 3.000-4.000 in fase di rinnovamento) e Chianti Classico (che si dipana tra le province di Siena e Firenze, ed i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti e Radda in Chianti per intero e, in parte, quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa, con 10.000 ettari vitati, e 7.500 ettari di vigneto rivendicati a Chianti Classico), avere una nuova “Gran Selezione” per il Chianti, con lo stesso identico nome di quella del Chianti Classico, di certo non migliorerà la situazione.
In ogni caso, l’istituzione di questa nuova tipologia è uno dei punti della revisione del disciplinare messa a punto dal Cda, e approvata “dai soci del Consorzio - si legge in una nota - e potrà, quindi, iniziare l’iter di approvazione da parte di Regione Toscana, Ministero dell’Agricoltura e Commissione Europea che si stima richiederà due anni. Le proposta di modifica agli otto articoli del disciplinare di produzione del vino Chianti è stata approvata con percentuali favorevoli tra l’89% e il 99%. Il totale dei voti espressi in assemblea rappresentava il 70% dell’intero corpo sociale”.
“L’iter di approvazione del nuovo disciplinare durerà due anni - spiega il direttore del Consorzio, Marco Alessandro Bani - ma si chiederà che il provvedimento abbia efficacia retroattiva: per questo motivo, chi vorrà potrà iniziare già adesso a produrre Chianti con i criteri dettati per la Gran Selezione e immettere le prime bottiglie sul mercato nell’arco di tre anni. La Gran Selezione offrirà il massimo della qualità e sarà un prodotto di nicchia”.
Con il nuovo disciplinare, inoltre, spiega il Consorzio del Chianti, nasce anche la Menzione Geografica Aggiuntiva, o più comunemente chiamata “sottozona”, Chianti Terre di Vinci, relativa ai territori dove già si produce vino Chianti Docg, compresi nel Comune di Vinci e Capraia e Limite - al di fuori della sottozona già ricompresa nel Chianti Montalbano - e nei Comuni di Cerreto Guidi e Fucecchio. “Inoltre - prosegue Bani - con le nuove regole, sale la gradazione alcolica minima delle uve destinate a produrre vino Chianti Docg, nonché del prodotto finito, destinato all’immissione al consumo, come vino Chianti Docg, innalzata a 12 gradi. Il Chianti sfuso dovrà ottenere la certificazione di idoneità, prima di uscire dalle cantine: è un modo per alzare l’asticella della qualità, fare chiarezza sul mercato e aggredire eventuali zone grigie”.
“Il lavoro che il Consiglio del Consorzio Chianti ha fatto sul disciplinare è stato lungo e accurato, volto ad una revisione complessiva che ha avuto come obiettivi lo svecchiamento delle regole, la semplificazione a vantaggio di produttori e organismi di controllo, l’innalzamento della qualità - commenta il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi - abbiamo innalzato la gradazione e introdotto una grande novità come la Gran Selezione per aumentare la competitività dei nostri prodotti su mercati strategici come quello cinese e americano. Adesso attendiamo il prima possibile l’avvio l’iter delle autorizzazioni ministeriali e comunitarie. Siamo certi che questa revisione darà una ulteriore spinta al successo commerciale dei nostri vini, anche a livello internazionale”.

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