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“ANCORA TROPPI RESIDUI, POCO PIU’ DI 1 FRUTTO SU 2 CHE ARRIVA A TAVOLA NON HA TRACCE CHIMICHE”: ECCO LE BASI DEL DDL (TARGATO PD) SULL’USO DEI FITOFARMACI IN AGRICOLTURA. LA REPLICA DI AGROFARMA: “NORME GIA’ VIGENTI”

Principio di precauzione, valutazione del rischio, tutela delle colture bio e lotta integrata per un’agricoltura moderna, redditizia e sostenibile: nasce su queste basi il disegno di legge sull’uso di pesticidi in agricoltura firmato da un gruppo di senatori del Pd, su iniziativa del senatore Francesco Ferrante, e presentato a Palazzo Madama.

Il ddl, “Delega al Governo per Nuove norme per l’utilizzo dei prodotti fitosanitari in Agricoltura”, ha l’obiettivo di “tutelare la salute e l’ambiente esaltando la qualità del made in Italy - sottolinea Ferrante illustrando il provvedimento, nato con il supporto di Legambiente e Movimento Difesa del Cittadino e che raccoglie anche l’adesione di esponenti di Svp - con questo disegno di legge, nello spirito delle recenti direttive europee che già prevedono che gli Stati membri adottino piani nazionali per l’uso sostenibile dei fitofarmaci, vogliamo ridurre, entro il 1 gennaio 2013, la dipendenza dall’utilizzo dei pesticidi e regolamentare la fase dell’impiego dei prodotti fitosanitari in agricoltura”. La replica di Agrofarma, l’Associazione nazionale delle imprese degli agrofarmaci associata di Federchimica: “sorpresa per le proposte contenute nel disegno di legge in quanto la legislazione vigente include già le richieste espresse nel testo legislativo”.

“Metodi alternativi e più sostenibili sono possibili e già praticati, le norme europee - spiega Ferrante - tracciano la strada giusta, ma oggi abbiamo bisogno di regole certe che entrino in vigore in tempi ragionevoli ma definiti e di sistemi che sostengano concretamente l’agricoltura di qualità”. E che la situazione sia critica lo rilevano i rapporti elaborati annualmente da Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente, “Italia a tavola” e “Pesticidi nel Piatto”, che, su analisi svolte dai laboratori pubblici provinciali e regionali, hanno riferito che su 8.764 campioni 109 sono risultati irregolari (1,2% del totale), in leggero aumento sul 2008 (1%), mentre su 2.410 campioni, pari al 27,5%, è stata rilevata la presenza di uno o più residui. E sempre secondo i rapporti sui residui di pesticidi nel cibo che arriva sulle tavole dei consumatori, nel 2009 è aumentata, rispetto al 2008, anche la percentuale di campioni con uno o più residui tra i prodotti derivati (19,5%) e nelle verdure (16,3%). Nella frutta, su 3.507 campioni, 81 (il 2,3%) sono irregolari con residui al di sopra dei limiti di legge (+0,7% rispetto al 2008). I campioni di frutta regolari, con uno o più di un residuo chimico, risultano pari al 43,9%, quindi “solo poco più di un frutto su due, pari al 53,8%, tra quelli che arrivano sulle nostre tavole, è privo di residui chimici”, affermano i rapporti di Legambiente e Mdc.

“L’iniziativa di Ferrante - sottolineato il presidente di Mdc Antonio Longo - è molto opportuna e la condividiamo pienamente perché garantire ai consumatori la migliore sicurezza alimentare possibile deve essere una priorità per tutta la filiera, a cominciare dagli agricoltori. Il successo dei prodotti biologici è la dimostrazione che le famiglie sono disposte anche a spendere qualcosa in più per avere ortofrutta sicura”. Per il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani “l’adozione del principio di precauzione risulta ormai inderogabile. E’ necessario intervenire, per esempio, per modificare i modelli di riferimento utilizzati nel calcolo dei limiti di concentrazione dei residui consentiti per tutelare meglio la salute dei bambini e adottare efficienti modelli di analisi del multiresiduo che possano valutare la tendenza di alcuni agrofarmaci a rilasciare nell’ambiente residui potenzialmente nocivi per la salute umana ma anche dell’ambiente e degli animali”.

Nel tracciare il quadro della presenza di pesticidi sugli alimenti che arrivano sulle tavole degli italiani, Ferrante, Longo e Ciafani evidenziano che “tra i prodotti che presentano contemporaneamente residui di diverse sostanze chimiche, i cui effetti sinergici sulla salute dell’uomo e sull’ambiente andrebbero adeguatamente verificati, solo per fare qualche esempio, in due campioni di uva analizzati in Sicilia e Puglia sono stati rilevati, rispettivamente, 9 e 7 diverse sostanze chimiche, così come 7 sostanze sono state rinvenute anche su una mela analizzata in Campania e su un peperone in Sicilia e ben 6 principi attivi su una sola fragola in vendita in Puglia”. Su una mela, un pomodoro e in un campione di vino, precisa Ferrante, “sono stati rintracciati anche residui di Procimidone, un fungicida della classe dei Distruttori endocrini, già considerato come possibile cancerogeno dall’Epa, l’Agenzia americana per la protezione ambientale. Come facciamo a garantire ai consumatori che quello che arriva a tavola è sicuro? Bisogna intervenire con una norma”, prosegue il senatore del Pd che riferisce di “aver aperto un discorso anche con la maggioranza” e che nel ddl “non si parla di biologico”, settore per il quale “è già in discussione un ddl ad hoc in Commissione Agricoltura”.

Tavola ma non solo. Tra i punti cardine del provvedimento, si prevede anche di vietare l’uso di pesticidi in aeree specifiche tra cui parchi e cortili delle scuole, eliminare il rischio d’inquinamento conseguente all’uso di pesticidi di falde acquifere e sorgenti di acqua potabile, vietare a chiunque l’utilizzazione di prodotti fitosanitari se l’area è confinante con una coltivazione biologica. E non solo: il ddl sui pesticidi ha l’obiettivo infatti di proteggere anche l’attività pronuba degli insetti impollinatori attraverso adeguate precauzioni. Il provvedimento, inoltre, indica di adottare misure volte a promuovere programmi di informazione e di sensibilizzazione sul tema dei pesticidi. “Novità del ddl rispetto alle norme europee è sui residui. Adottare modelli efficienti di analisi sull’uso residuo di pesticidi consente un passo avanti - sottolinea Ciafani - occorre modificare i metodi di legge con cui sono definiti i limiti. Valutarli su un uomo di 60 chili può lasciare aperte importanti lacune mentre il ddl apre a riferimenti più ampi e realistici”.

Per Agrofarma “in particolare si evidenzia perplessità per la decisione di presentare un nuovo provvedimento in una materia la cui competenza legislativa è a livello europeo e per la quale sono stati appena approvati dal Parlamento europeo il nuovo Regolamento sull’immissione in commercio, che per sua natura non richiede il recepimento da parte dei singoli Stati, e la nuova Direttiva Uso Sostenibile degli agrofarmaci che invece impone agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie per incentivare la difesa fitosanitaria sostenibile”. Agrofarma “non ritiene necessario quindi un riordino della normativa, in quanto il recepimento della Direttiva Uso Sostenibile da parte dei Governi degli stati membri rappresenta già lo strumento adatto alla promozione di un’agricoltura sostenibile in tema di agrofarmaci. Inoltre, per quanto riguarda la sicurezza dei principi attivi per l’uomo e per l’ambiente, si ricorda che già nel 2008, con la revisione del Regolamento sui limiti dei residui da parte della Commissione europea, sono stati armonizzati i limiti massimi ammessi di residui di agrofarmaci (Mrl) in tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea: queste regole garantiscono una ulteriore sicurezza ai consumatori”.

“Una sicurezza - prosegue Agrofarma - che viene garantita anche in Italia, in quanto le nostre produzioni agroalimentari sono estremamente controllate attraverso rigorose verifiche che il Ministero del Welfare effettua su migliaia di campioni ogni anno. L’ultimo rapporto ufficiale del Ministero conferma infatti che frutta e verdure sono sempre più sicure. Solo l’1,1% dei campioni analizzati è infatti risultato sopra la soglia di legge. In due casi su tre (66,7%) i campioni sono risultati del tutto privi di residui. Negli altri casi il 32.2% rientra comunque nei limiti di legge”. Per questo, Agrofarma “rinnova la propria completa disponibilità al dialogo e offre la propria collaborazione a discutere sull’argomento laddove sia opportuno come, in primo luogo, per la prossima applicazione nazionale della Direttiva Europea sull’uso sostenibile degli agrofarmaci”.

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