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Anteprima Vini della Costa Toscana, annata 2016 in vetrina per i vini “figli del Mar Tirreno”: una vendemmia con molti vini promettenti e le credenziali del millesimo importante. I migliori assaggi di WineNews

Annata 2016 in vetrina per l’Anteprima Vini della Costa Toscana, organizzata dalla Associazione dei Grandi Cru della Costa Toscana al Real Collegio di Lucca. L’affaccio sul Mar Tirreno (o meglio, l’influenza marina più o meno pronunciata) costituisce il comun denominatore delle cantine, distribuite tra le province di Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno e Grosseto: 110 Produttori per 600 vini complessivamente in degustazione (considerate anche le annate in commercio) hanno animato la due-giorni di Lucca (www.anteprimavinidellacosta.com), senza considerare il ricco programma di seminari e laboratori collaterali. Un’occasione, anzitutto, per fare il punto sulla vendemmia 2016 che, al netto della imperscrutabilità di alcuni campioni proposti e del lungo percorso di affinamento che farà la vera differenza al momento dell’uscita sui mercati, ha mostrato molti vini promettenti e le credenziali del millesimo importante.

Questi i migliori assaggi di Winenews.
Ad iniziare, muovendoci da Sud, con il Poggio Lombrone di Collemassari (sangiovese in purezza). Trattasi del vino-bandiera per l’azienda faro della denominazione Montecucco che lascia già intravedere le potenzialità per collocarsi tra le versioni di riferimento. L’importanza della materia costitutiva e la generosità dei tratti ci fanno sbilanciare sulla potenzialità di svilupparsi contemperando prestanza e profondità. Risalendo verso Bolgheri puntiamo le nostre fiches sull’Argentiera di Tenuta Argentiera (Cabernet Sauvignon - Cabernet Franc - Merlot). Il campione di botte, aggiuntosi a degustazione iniziata, ha ripagato l’attesa per amalgama e misura, a prefigurare una pregevole integrità di frutto da leggersi con fiducia in prospettiva. Spostandoci nella provincia di Pisa spicca il Nambrot della Tenuta di Ghizzano (60% Merlot - 20% Cabernet Franc - 20% Petit Verdot), un gioiellino ai suoi primi passi per l’eleganza e la succosità della trama. A parità di stadio evolutivo si riscontra più di un’analogia con l’annata 2013, forse la più felice sin qui prodotta per la capacità di unire complessità e slancio vitale. Nella provincia di Lucca emerge la prova autorevole di un rosato, Le Cicale di Fattoria Sardi (da uve sangiovese in prevalenza con un saldo di vermentino). Anzitutto non parliamo di un campione provvisorio ma di un vino già disponibile a scaffale. La fermentazione e l’affinamento svolti in legno su fecce fini regalano un palato saporito, di respiro floreale e salda tensione agrumata. Alla luce di una recentissima verticale svolta in azienda, ci sentiamo di scommettere sulla sua capacità evolutiva. La carrellata dei 2016 si chiude con il bianco di riferimento per la provincia di Massa Carrara, il Fosso di Corsano di Terenzuola, anch’esso nella sua versione definitiva. Vermentino di punta per Ivan Giuliani, ha rapidamente scalato posizioni dando visibilità ad una zona di confine come i Colli di Luni e finendo per gemellare Toscana e Liguria. Corpo e sale si intrecciano in un sorso sfumato, compiuto.
Ancora, tra gli assaggi da segnalare, il Palistorti 2015, vino cadetto della Tenuta di Valgiano (Sangiovese - Merlot - Syrah) convince in pieno per la definizione e la risolutezza. Un simile conseguimento alimenta le migliori aspettative per il coevo grand vin aziendale, ancora da imbottigliare. Il Grattamacco 2014 di Podere Grattamacco (65% Cabernet Sauvignon - 20% Merlot - 15% Sangiovese) resta il più atipico dei bolgheresi della prima ora e non si accontenta di giocare di rimessa esibendo i toni graffianti delle origini. Ha dalla sua il carattere per andare oltre i limiti di questo annus horribilis. Il Caiarossa 2013 di Caiarossa (43% Cabernet Franc - 22% Merlot - 10% Cabernet Sauvignon - 10% Sangiovese - 9% Syrah - saldo di Alicante e Petit Verdot), biodinamico d’ispirazione bordolese, declina le peculiarità del territorio di provenienza modulando l’assemblaggio sulle caratteristiche dell’annata, di sicura prospettiva. Vive di intensità e contrasti, di una visceralità dolce/sapida che intriga, tutta in divenire.
Capitolo a parte per Sassicaia della Tenuta San Guido. Le roi non gioca la partita dell’en primeur per offrirsi in quantitativi contingentati solo nella versione 2012 ad un banchino preso, come sempre, d’assalto. More, ribes nero, mirto, cedro e tanto altro ancora. Con il consueto tannino di grana finissima a cucire il tutto. Nota di merito conclusiva per il Morellino di Scansano Riserva 2011 Calestaia di Roccapesta. Rosso di tutto sangiovese, impostosi sin dall’uscita per il turgore e l’energia motrice, si riconferma vino di razza in piena parabola ascendente.
Guido Ricciarelli

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