Si sa che il cibo ha tra le sue funzioni quella di unire popoli e tradizioni diverse: proprio da qui, grazie alla Cies Onlus (Centro Informazione e Educazione allo Sviluppo, www.cies.it), nasce “Altrove”, il ristorante in cui italiani e stranieri rifugiati e richiedenti asilo si uniscono in cucina per far incontrare e mescolare le culture, e favorire l’inclusione sociale. Il ristorante, che si trova a Roma in via Benzoni, è solo l’ultimo gradino di un percorso gastronomico e culturale: inizia col centro aggregativo Matamù dove gravitano ragazzi di ogni cultura, rifugiati e richiedenti asilo. Qui si inizia con la gastronomia interculturale. Poi c’è il corso Matechef (che prende in giro il programma televisivo), che ha già formato 30 ragazzi e ne sta formando altri 15, in modo da costruire una posizione lavorativa.
Per ora Altrove sarà aperto solo il venerdì e il sabato a cena: il menù avrà la caratteristica di voler raccontare qualcosa, e non solo quello di essere una semplice portata, e i piatti saranno tutti preparati con ingredienti di stagione e biologici, forniti da cooperative che sono al di fuori della catena standard dei ristoranti, che spesso sfruttano il lavoro in nero, tra i quali spicca Libera.
“Il nostro non è un obiettivo commerciale, il cuore del lavoro è legato alla possibilità di inserire queste persone in un tessuto sociale” spiega Alessandro Bernardini di Cies. “Tutte le persone hanno un contratto e sono in regola. Speriamo che anche altri prendano spunto da questa iniziativa per realizzare qualcosa che sia di qualità e garantisca il rispetto dei lavoratori” conclude.
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