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ARCHEOLOGIA & VINO: SCOPERTA UNA PIEVE DI ORIGINE LONGOBARDA NELLE TERRE DEL BRUNELLO. IL DOCENTE DI TOPOGRAFIA ANTICA ALL’UNIVERSITÀ DI SIENA : “SCOPERTA MOLTO IMPORTANTE. LA CAMPAGNA DI SCAVI HA BISOGNO DI UN INVESTIMENTO DI 2-3 MILIONI DI EURO”

Potrebbe essere la più antica abbazia della Toscana, una delle più antiche d’Italia. I suoi resti sono venuti alla luce nella terra del Brunello, a Montalcino, e risalirebbero alla metà del VII secolo. Gli archeologi dell’Università di Siena, che hanno lavorato agli scavi, hanno presentato, nei giorni scorsi, quello che è già emerso del Monastero regio di San Pietro ad Asso. Sarebbe stato fondato lungo la via Francigena da Ariperto II, l’ultimo re dei Longobardi della dinastia bavarese, che dominò in Italia dal 702 al 712, seguendo una politica filocattolica.

La costruzione sacra viene citata in due carte dell’anno 715. Sulle colline della proprietà viticola di Caparzo un piccolo casale nel Podere di San Pietro ha per secoli e secoli custodito il suo segreto. Sotto l’abitazione contadina, che inglobava una chiesetta in rovina, è stato scoperto quel che resta di tre absidi, con le loro navate, le colonne, i capitelli. Poco più sù dei pregiati vigneti dove scorre il torrente Asso, gli scavi iniziati l’estate 2010 hanno riportato alla luce anche un complesso fortificato con torre di avvistamento che probabilmente stava a guardia del complesso religioso.

“Nel terreno - spiega il professor Stefano Campana, docente di Topografia Antica all’Università di Siena- abbiamo ritrovato una serie di frammenti di bronzo e altri materiali, che potrebbero essere di utensili molto rari per l’epoca ed associati ad insediamenti dove vivevano personalità di un certo rango. Si ipotizza che la costruzione in cima all’altura potesse ospitare l’abate”. Campana è direttore scientifico dello scavo archeologico del monastero medievale di San Pietro ad Asso, in collaborazione con il professor Richard Hodges dell’University of Penn di Philadelphia e con i contributi della Cooper Union di New York.

Al suo fianco c’è stata, in tutti questi mesi, anche la proprietaria dei terreni, Elisabetta Gnudi Angelini, appassionata di archeologia oltre che di vini (è proprietaria a Montalcino di Caparzo ed Altesino ed in Chianti di Borgo Scopeto). “Le nostre scoperte in quest’area - spiega il professor Campana - sono molto promettenti. Certo, per proseguire la campagna di scavi servirà un forte investimento, parliamo di 2-3 milioni di euro”.

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