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ARGENTINA: “ADIOS” ALLA PASTA ITALIANA. MA ANCHE ALLA BIRRA TEDESCA E A TANTI PRODOTTI ALIMENTARI STRANIERI. BUENOS AIRES DICE STOP ALL’IMPORT PER TUTELARE LA PRODUZIONE NAZIONALE. LO DICE L’AGENZIA “IL VELINO”

Pessime notizie per i produttori di pasta italiana, ma anche per la numerosa e storica comunità di italiani in Argentina: il governo di Buenos Aires è pronto a bloccare le importazioni di pasta made in Italy. Un “colpo” da 1 milione di euro per i pastai italiani. A dirlo è l’agenzia “Il Velino”, che conferma la notizia circolata qualche giorno fa sul “Gambero Rosso”. E il blocco non riguarda solo la regina della tavola italiana, “ma tutti quei prodotti alimentari di provenienza straniera - spiegano dall’ambasciata - che hanno un equivalente prodotto in loco. In modo da sostenere i prodotti locali e ridurre ulteriormente le importazioni”. Vale a dire anche l'aceto balsamico e la birra tedesca.
Tutto sembrerebbe già deciso: “nonostante non ci sia ancora il provvedimento formale - riporta l’agenzia “Il Velino” dall’ambasciata - il segretario per il Commercio Interno Guillermo Moreno ha già comunicato la decisione alle catene di distribuzione alimentare”. Una decisione che torna ad agitare il sonno di chi teme il ripristino di politiche protezionistiche, confermate dalle parole del Ministro dell’Economia argentino, Amado Boudou: “comportarsi bene e aprire al mondo per poi non poter esportare limone negli Stati Uniti è un’idea romantica, ma molto ingenua”.
E proprio i limoni “Tucuman” sarebbero il “casus belli” che ha messo in crisi i rapporti commerciali Argentina-Usa, secondo le indiscrezioni, per qualche limitazione che l’America avrebbe introdotto a causa di una malattia che ha colpito gli agrumi.
Intanto, da Bruxelles, si fanno notare gli eventuali problemi che potrebbero essere generati dalla chiusura di Buenos Aires. L’Unione Europea - in un comunicato diffuso a Buenos Aires - ha esortato l’Argentina a revocare le restrizioni sulle importazioni di prodotti alimentari e ha avvertito che una misura del genere “sarebbe incompatibile con le norme della World Trade Organization (Wto)”. Praticamente, secondo “Il Velino”, l’Unione a 27 “ha formalmente contestato l’autorità argentine sulle restrizioni sulle importazioni di prodotti alimentari ha annunciato nei giorni scorsi”. Anche perchè “tali restrizioni, in particolare, sarebbero incompatibile con le norme dell’Ocm e gli impegni assunti con l’Argentina nel G-20”. E non solo: nella nota l’Unione Europea ha osservato che “l'Argentina è un esportatore netto di prodotti alimentari, con 22.000 milioni di dollari di esportazioni, e meno di 1.000 milioni di dollari di importazioni.

Focus - La reazione dei pastai italiani
“È una motivazione che francamente mi fa sorridere in un mondo dove impera la globalizzazione e poi sfido a trovare un Paese che non produca già tutto. Certo che l’Argentina ha una produzione pastaria indigena come anche il Cile, ma ciò non toglie che possa importare la pasta italiana che ha un know how completamente diverso. Se dovessimo seguire anche noi questo ragionamento non dovremmo più importare nulla”. Marina Mastromauro, amministratore delegato e responsabile dei rapporti con l’estero del pastificio Granoro, commenta così a “Il Velino” la decisione del governo di Buenos Aires di bloccare le importazioni di pasta italiana e altri prodotti. L’azienda non esporta direttamente in Argentina ma in altri paesi dell’America Latina come il Venezuela. “Per i nostri imprenditori - sottolinea Mastromauro - già ora quello sudamericano è un mercato che presenta grandi difficoltà e dove da sempre ci sono dei dazi che vanno dal 35 al 50%. C’erano da tempo segnali di un ritorno al protezionismo, ma il divieto assoluto è qualcosa che proprio non capisco. Spero che si attivi il nostro Ministero del Commercio Europeo e prenda provvedimenti anche l’Unione Europea. Di fronte a queste iniziative debbono intervenire anche le autorità e le associazioni di categoria come l’Unipi”.
“La nostra pasta si è affermata in tutto il mondo abbiamo anche importanti ditte italiane che la producono all’estero - ha commentato il presidente dell’Istituto per il Commercio con l’Estero, Umberto Vattani - è un prodotto straordinariamente genuino e salutare e viene raccomandato dai medici e nostra produzione credo abbia invaso largamente il mercato. C’è anche chi produce pasta non italiana facendola apparire tale - conclude - per questo portiamo avanti la battaglia per la genuinità dei nostri prodotti di qualità che vince sempre anche in momenti di crisi”.

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