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INNOVAZIONE

“Aromy”, la tecnologia per recuperare i composti organici responsabili degli aromi del vino

Ciò che normalmente si perde nelle fermentazioni alcoliche tradizionali, “torna” in bottiglia. Il dispositivo adottato già da quattro cantine

Nelle fermentazioni alcoliche tradizionali, grandi quantità di CO2 escono dal serbatoio, portandosi dietro sostanze responsabili dell’aroma del vino come acqua, etanolo, esteri e alcoli superiori, ed a questo processo, conosciuto come “stripping”, si somma la perdita per evaporazione. Recuperare una parte dei composti organici che si perdono nella fermentazione, così, diventa un modo per catturare questi aromi e restituire, al vino, il suo profumo. Una sfida raccolta da “Aromy”, dispositivo nato dalla collaborazione del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali, diretto dal professor Alessandro Parenti dell’Università di Firenze, con l’azienda veneta Trecieffe, storico produttore di serbatoi in acciaio inox.

In questo modo, è il produttore stesso a poter “dosare” il profilo aromatico del vino. Ad oggi, sono già quattro le cantine del Belpaese che hanno introdotto “Aromy” nel proprio ciclo produttivo: Tommasi Family Estate, Fattoria Altomena, Farina Wines e Fattoria di Petrognano, l’azienda della Famiglia Pellegrini che si è affidata al dispositivo per la produzione del suo Meme Chianti Riserva 2019, ultimo passaggio di un percorso di gestione vitivinicola all’avanguardia e di ricerca applicata sia in vigna che in cantina, voluto dall’enologa italo-brasiliana Monica Rossetti (che, nel 2013, firmò il vino dei Mondiali di Calcio del Brasile, raccontati all’epoca in un servizio di WineNews).

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