Per proteggere i veri ristoranti giapponesi nel mondo arriva il “bollino blu per gli chef, con cui il governo di Tokyo vuole certificare l’aderenza ai dettami della cucina “washoku”, l’autentica tradizione gastronomica nipponica. L’idea è del Ministero dell’Agricoltura del “Paese del sol levante”, che sta formulando il disciplinare per autenticare gli chef che fanno vera cucina giapponese all’estero. I cuochi dovranno rispettare alti standard di qualità e precise specifiche di produzione dei loro piatti. Per potersene fregiare, dovranno seguire corsi in Giappone, che andranno da un training breve di un paio di giorni, fino a corsi pluriennali. La cucina “washoku” è stata riconosciuta nel 2013 come patrimonio intangibile dell’umanità dall’Unesco. In tutto il mondo è in pieno boom. A luglio 2015 i ristoranti qualificati come giapponesi erano ben 88.700 nel mondo. Di questi, però, solo una piccola parte sono autentici.
La certificazione non si limiterà a disciplinare la qualità e la preparazione dei piatti, ma anche la comprensione della cultura culinaria da parte degli chef e le modalità di accoglienza dei clienti e di presentazione delle pietanze.
Il sistema di certificazione dovrebbe partire già in quest’anno fiscale, quindi entro marzo. Il ministero prevede di selezionare un organismo privato per gestirlo, attraverso una gara d’appalto. Gli chef dei ristoranti esteri che abbiano seguito corsi almeno biennali in Giappone avranno una certificazione “gold”. Quelli che hanno studiato per almeno sei mesi, una certificazione “silver”. Invece chi ha partecipato a corsi più brevi otterrà un certificato “bronze”.
“In Italia, ad esempio, i veri ristoranti giapponesi non superano la cinquantina, e sono concentrati per lo più a Milano e Roma - spiegano al quotidiano “La Repubblica” dalla Camera di Commercio giapponese in Italia, con sede nel capoluogo lombardo - ora i ristoranti che riusciranno a conquistare il bollino blu acquisteranno più valore aggiunto, con ricadute economiche importanti”.
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