Continua la battaglia - sempre più ardua - di Slow Food affinché il conto non superi i 35 euro (vino esclusi): solo con questo requisito le Osterie, quest’anno 1630, possono entrare nella sua Guida d’Italia, comperata nel 2002 da 120.000 persone che non vogliono, o non possono, spendere cifre da capogiro al ristorante. Tra i 1616 locali segnalati nelle 840 pagine del volume (in libreria a 20,14 euro), 236 le novità e 180 le osterie con la chiocciola di Slow Food segnalate per “l'ambiente, la cucina, l'accoglienza". Sono 503 le osterie indicate per le buone bottiglie (anche per il portafoglio) e 234 per i formaggi di una volta. Ma non mancano riferimenti ad usanze regionali o locali, come i trippai di Firenze, i chioschi della piadina della Romagna, i giri d' ombre (vino) del Veneto, i fornelli pugliesi (per gli spiedini) e tante altre informazioni enogastronomiche.
Secondo Paola Gho, la curatrice della guida: “Oggi si può portare sulla tavola di una trattoria, con il giusto ricavo, un primo piatto tipico del territorio (non coi tartufi, ovviamente) e di stagione a 6-8 euro". "Certo - aggiunge Paola Gho - occorre comprare la materia prima al mercato o nella zona, non le primizie (uguali per tutti) on line".
E dalla guida Slow Food arriva una segnalazione incredibile da Genova, dove all’osteria “Da Maria”, vicina a Piazza De Ferrari, si spendono ancora oggi 7-8 euro per un pasto, completo di vino, di vera gastronomia locale, anche se il luogo (100 posti su due piani, più “nobile” il superiore) non è particolarmente adatto agli schizzinosi. Proprio questo locale può essere il simbolo di base, e migliorabile, della filosofia della quattordicesima edizione di "Osterie d' Italia", sottotitolo, “Sussidiario del mangiarbere all'Italiana”.
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