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Arriva l'Atlante dei prodotti Dop, Igp e Stg. Presentato da Qualivita, raccoglie 155 prodotti. Il primato della qualità va al prosciutto di Parma

I prodotti a denominazione d'origine, Dop e Igp rappresentano un patrimonio di 9,3 miliardi di euro di valore al consumo e di 4,8 miliardi di euro di valore alla produzione. E' quanto emerge da uno studio della fondazione Qualivita che ha presentato oggi l' Atlante dei 155 prodotti agroalimentari italiani Dop, Igp e Stg. "Dobbiamo sfruttare appieno queste potenzialità - ha detto il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Paolo De Castro, intervenendo all'incontro - che rappresentano uno strumento di marketing importante affinché questo movimento si traduca in una crescita dei nostri prodotti di qualità sui mercati internazionali". Il paniere dei prodotti agroalimentari italiani a denominazione d'origine risulta piuttosto eterogeneo, infatti, ai soli formaggi e salumi è riconducibile oltre il 95% di entrambi i valori stimati (consumo e produzione) e anche se si considerano i prodotti singolarmente, l'incidenza resta la stessa, i primi 15 prodotti Dop e Igp, per dimensione economica, coprono il 93% del fatturato complessivo.
Delle 155 denominazioni tutelate, di cui il 18% del totale della produzione è destinato ai mercati esteri, 25 possono essere prodotte in Emilia Romagna. Le altre Regioni con le maggiori opportunità di produzione certificata sono il Veneto, con 21 denominazioni, la Lombardia (20) e la Toscana (19). Grandi assenti dalla classifica, le Regioni del Sud Italia che compaiono solo nella graduatoria delle province, con Caserta e Salerno. La classifica Qualivita delle province italiane è stata stilata incrociando gli indicatori delle quantità certificate e dei fatturati, in relazione alla superficie dell'area geografica e alle aziende presenti. Il primato Qualivita spetta a Parma, per il prodotto simbolo del made in Italy, il prosciutto di Parma. Segue Udine, con il prosciutto San Daniele e poi Trento, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Sondrio. Tra i punti dolenti dei prodotti a denominazione insistono ancora due fattori: la scarsa conoscenza da parte dei consumatori, sia dei marchi che dei prodotti, e la commercializzazione.

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