Il Ministero delle Politiche Agricole continua sul percorso della trasparenza verso i consumatori, e dopo l’obbligo di origine nelle etichette dei prodotti lattiero-caseari, di pasta e farina e della passata di pomodoro arriva l’obbligo di indicazione di provenienza dei pomodori nei prodotti derivati, come pummarola o sughi pronti che contengano almeno il 50% di pomodoro. Lo rende noto proprio il Ministero, specificando che sarà obbligatorio indicare il Paese di coltivazione e di trasformazione del pomodoro, e che il provvedimento decadrà in caso di piena attuazione dell’articolo 26 del regolamento Ue che prevede i casi in cui debba essere indicato il Paese d’origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l’applicazione all’adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.
Da subito in prima fila per la completa trasparenza dei prodotti alimentari italiani, anche per proteggere il made in Italy, la Coldiretti che ovviamente accoglie bene la notizia del Ministero. Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori. Per la Coldiretti infatti nel 2017 sono arrivati dall’estero ben 170 milioni di chili di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco.
Un fiume di prodotto che per oltre un terzo arriva dagli Stati Uniti e per oltre un quinto dalla Cina e che, denuncia la Coldiretti, dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. È quindi una misura più che necessaria, continua la Coldiretti, essendo i derivati del pomodoro il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti.
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