Se, ed il condizionale, sorprendentemente, è ancora d’obbligo, la Gran Bretagna lascerà l’Unione Europea, una delle conseguenze è l’uscita dal mercato unico unico europeo, che si traduce nella reintroduzione dei dazi per l’importazione di beni dai Paesi Ue. Compreso il vino, su cui oltre ai dazi potrebbe gravare un’ulteriore tariffa di 20 centesimi a bottiglia, per un costo complessivo, a carico degli importatori, di 100 milioni di sterline, come stimato dalla Wine & Spirits Trade Association, che si riverserà, in ultima battuta, sul prezzo finale allo scaffale e quindi sui consumatori. “Se si dovesse arrivare ad una hard Brexit, ossia un’uscita dalla Ue senza trovare un accordo - spiega al magazine Uk “The Drinks Business” Miles Beale, a capo della Wine & Spirits Trade Association - il mondo del vino dovrà far fronte a tariffe aggiuntive e ad un’ulteriore aumento dei dazi, a discapito dei consumatori, che si troveranno a fronteggiare i prezzi più alti di sempre per una bottiglia di vino”. Per questo la Wsta ha chiesto al Governo di “chiarire i loro piani tariffari, e di impegnarsi temporaneamente a non imporre tariffe sul vino per un periodo di almeno sei mesi. Una soluzione pragmatica - sostiene Beale - perché cambiare sistema tariffario impone comunque dei costi, mentre l’obiettivo del Governo dovrebbe essere quello di rimuovere le tariffe sul vino in modo definitivo tramite un successivo accordo di libero scambio”. Intanto, stando ancora a “The Drinks Business”, i maggiori importatori di vino britannici hanno iniziato una vera e propria corsa agli approvvigionamenti ...
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