Dal contratto al mercato. Così Confagricoltura sintetizza la propria evoluzione. Interpretando in tal modo il ruolo forte di Organizzazione economica. Siamo all’inizio di una nuova legislatura, che determina la necessità di un deciso impegno ed una piena assunzione di responsabilità da parte della cosiddetta “società civile organizzata”. Confagricoltura è pronta a dare il proprio contributo e si attende una grande attenzione, nei confronti del mondo economico, delle istanze che questo mondo esprime, e di coloro che le rappresentano. A tutti i livelli della struttura statale.
Il Paese ha bisogno di una classe dirigente in grado di alimentare lo spirito competitivo, quale ingrediente imprescindibile per il successo. Non solo del singolo imprenditore ma, oggi ancor più di ieri, per lo sviluppo di intere comunità, di vaste aree territoriali. Su queste linee, molto aperte al dialogo con le istituzioni ed il mondo organizzativo, Federico Vecchioni, con una relazione molto incisiva e coraggiosa, all’Assemblea della Confagricoltura, tenuta oggi a Roma.
“Sono convinto - ha detto Vecchioni - che occorra una totale integrazione delle volontà politiche ed imprenditoriali nella definizione degli obiettivi strategici. I due momenti, distinti nelle funzioni e nei ruoli, devono vicendevolmente alimentare un processo coeso”.
Tre temi in particolare sono stati al centro dell’attenzione: il contesto internazionale, la semplificazione, la competitività. “Il nostro sistema nazionale - ha ricordato Vecchioni - è complementare e subordinato agli ambiti sopranazionali dall’Unione Europea e al Wto”.
Vecchioni ha apprezzato l’equilibrio e la fermezza dei ministro De Castro e dal ministro Bonino, nelnegoziato di Ginevra sul Wto e giudica inaccettabile che, sull’altare del multilateralismo, si immolino le politiche europee. “E’ paradossale - ha detto - che nel momento in cui si chiede all’Europa di aprire ancor di più le proprie frontiere, Paesi come Brasile, India, Australia, Cina ed altri, utilizzino barriere, tariffarie e non, come strumento di difesa, alimentando la concorrenza sleale. Essi rifiutano di accordare protezione per i marchi d’origine europei, ma non esitano ad attuare politiche per impedire l’ingresso degli alimenti europei”.
Per avvicinare l’Italia all'Unione europea occorrono politiche condivise, complementari. In questo le priorità della Confederazione, nell’agenda di governo, sono legate alla necessità di coniugare il contenimento dei costi e gli strumenti di sviluppo per le imprese.
“L’Italia agricola - ha detto Vecchioni - non ha certamente bisogno di nuove leggi, ma di una sana manutenzione ordinaria”.
“Il peso burocratico - ha proseguito, chiedendo che questo elemento sia affrontato come priorità dell’azione pubblica - deve avere una risposta decisa. Ci sono troppi vincoli sulle imprese e l’intreccio delle competenze si traduce in costi che gravano sul contribuente e sulla competitività delle nostre produzioni”.
Sul tema la Confagricoltura ha presentato un dossier, e lo stesso ha fatto sul tema della “dimensione competitiva”. “Si tratta - ha affermato Vecchioni - di attuare una serie di misure per consentire alle imprese di accrescere la propria dimensione: quella fisica, ma soprattutto quella economica. Per interpretare le opportunità del cambiamento in atto, essere artefici di nuovi investimenti e di un rilancio dell’export, con una politica di promozione attenta e selettiva, in direzione dell’internazionalizzazione”.
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