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FINE WINES

Aste del vino, mercato 2023 in leggerissima crescita sul 2022. Romanée-Conti dominatore

Il report Sotheby’s. Masseto, Gaja, Giacomo Conterno, Bruno Giacosa, Giuseppe Rinaldi, Quintarelli, Antinori e Dal Forno le “blue chips” italiane

Se il mercato dei fine wines e del collezionismo, dopo anni di crescita tumultuosa, accusa da qualche tempo un certo ridimensionamento, come raccontano gli indici del Liv-Ex (e i produttori delle griffe italiane di riferimento, a WineNews), anche il mercato delle aste enoiche non cresce più come un tempo, e forse, questo, è fisiologico. Nondimeno, le grandi bottiglie di quei pochi, grandissimi marchi mondiali, in particolare di Borgogna, Bordeaux, Champagne e Italia, in questo ordine, continuano a spuntare quotazioni da capogiro, soprattutto se arrivano sotto il martelletto direttamente “ex cellar”, o da singole collezioni private. Trend forte e chiaro nel “Wine & Spirits Market Report” 2023 della case d’aste Sotheby’s, che con la sua divisione enoica è tra i leader mondiali del settore. Le aste vinicole della casa fondata nel 1744 a Londra, ma ora con il quartier generale a New York, nel 2023 hanno toccato un nuovo record, per 159 milioni di dollari raccolti in 70 aste (comprese quelle “charity”, tra cui la grande asta dei vini dell’Hospice de Beaune, in Borgogna), sostanzialmente in linea con i 158 del 2022 (con 66 cataloghi), e praticamente il triplo dei 58 milioni di dollari del 2013 (raccolti con appena 24 aste).
“Con una sola settimana straordinaria nel 2023 abbiano venduto tanto vino e spirits quanto in tutto il 2013”, ha sottolineato Nick Pegna, Global Head di Sotheby’s Wine & Spirits. Guardando ai singoli produttori che dominano il mercato delle aste letto da Sotheby’s, al netto del peculiare caso dell’Hospice de Beaune (con 25 milioni di dollari ed il 17% dello share), al vertice resta Domaine de la Romanée-Conti (21 milioni di dollari di aggiudicazioni complessive, il 13% del totale), davanti a Domaine Leroy (11 milioni di dollari), Petrus (6), Armand Rousseau (5), e poi tra 1,5 e 2 milioni di dollari a testa, Krug, Château Lafite Rothschild, Château Latour, e Château Haut Brion, con un dominio tutto francese. Guardando ai singoli territori, se il podio della Borgogna coincide con quello generale, come detto, e quello di Bordeaux vede dominare Petrus (con il 25% della quota di mercato della regione), davanti a Lafite e Mouton Rothschild, la classifica della Champagne vede Krug dominatore assoluto della denominazione, con il 38% delle aggiudicazioni relative alle grandi bollicine francesi, davanti a Dom Pérignon e Salon, con il 18% a testa, sul podio.
Capitolo Italia: in testa c’è il Masseto con il 26% delle aggiudicazioni tricolore totali, poi Sassicaia e Gaja con il 14% ognuno, e Giacomo Conterno, Bruno Giacosa, Giuseppe Rinaldi, Giuseppe Quintarelli, Antinori e Romano dal Forno, con le 10 “blue chips” italiane che valgono l’84% delle aggiudicazioni legate ai vini del Belpaese.
Guardando alle zone di provenienza degli acquirenti, invece, per Sotheby’s, il 42% del fatturato è in mano ai compratori asiatici (soprattutto da Hong Kong, con 22 milioni di dollari), il 33% agli europei (con la Francia nettamente davanti a tutti, a 23 milioni di dollari, con il Regno Unito terzo a 5, addirittura dietro la Danimarca con 6 milioni di dollari), mentre le Americhe si fermano al 25% (con gli Usa dominatori con 25 milioni di dollari).
Da urlo i top lot del 2023, come le 5 magnum di Romanée-Conti 1999 battute per 275.000 dollari a New York, i 255.400 dollari per la Matusalem di Romanéé-Conti 1991 aggiudicata ad Hong Kong, così come le 12 bottiglie di Chevalier Montrachet 2028 di Domaine d’Auvenay, aggiudicate a 240.655 dollari. Giusto qualche spicciolo in più delle 10 bottiglie di Vosne Romanée Cros Parantoux 1999 di Henri Jayer, battute a 240.413 dollari.
Interessanti, infine, altri due focus del report di Sotheby’s. Da un lato, la crescita dei grandi spirits da collezione, che hanno raggiunto il valore di 33 milioni di dollari di aggiudicazioni, rispetto agli appena 4 del 2017, anche grazie alla bottiglia da record, quella di The Macallan 1926, con l’etichetta firmata da Valerio Adami, battuta a 2,7 milioni di dollari. Dall’altro, le quote di mercato del canale di vendita di vino retail di Sotheby’s che vede in testa Bordeaux con il 37%, davanti a Borgogna (25%), Champagne (13%), Italia (7%) e Usa (6%). Con i produttori più importanti che sono, in ordine, Château Mouton Rothschild, Domaine de la Romanée-Conti, Dom Pérignon, Sotheby’s Own Label, Château Lafite Rothschild, Château Haut Brion, Château Margaux, Maison Krug, Petrus, Château Latour, Ornellaia, Masseto, Château Cheval Blanc, Domaine & Maison Leroy, Château Lynch-Bages e Domaine Comte Georges de Vogüe.

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