Lenticchie canadesi e arance meticce. Il tipico a tavola non è sempre così scontato come sembra. Molti prodotti possono non avere molto a che fare con il territorio in cui vengono coltivati: aspetto e sapore magari sono identici, ma non il loro “pedegree”. E questo all insaputa non solo del consumatore, ma qualche volta perfino dello stesso agricoltore. A fare chiarezza sullo sfaccettato patrimonio di prelibatezze nazionali è il dipartimento di Biotecnologie, agroindustria e protezione della salute dell'Enea che ha realizzato l'Atlante multimediale per la valorizzazione delle risorse genetiche di prodotti tipici italiani. Si tratta di una banca dati realizzata sull'elenco dei prodotti Dop e Igp e Tradizionali, dei disciplinari di produzione e delle mappe relative a popolazioni, varietà, cloni locali catalogate nell'ambito dei germoplasma esistenti. Per ogni prodotto sono state inserite delle schede, che evidenziano l'attuale piattaforma varietale con una descrizione delle caratteristiche e della diffusione. "Il nostro obiettivo - spiega Paola Crinò, coordinatrice del lavoro di ricerca partito tre anni fa - è identificare e valorizzare le risorse generiche autoctone, in modo da garantire biodiversità e sapori autentici". Le specie considerate nell'Atlante (www.biotec.casaccia.it) sono pomodoro, carciofo, asparago, fagiolo, cece, lenticchia, cicerchia, lupino, fragola, ciliegio, arancio, limone, mandarino e nocciolo. Oltre alle informazioni descrittive e normative, è stata inserita anche una mappatura delle aree di diffusione dei prodotti tipici e delle risorse genetiche locali, in modo da identificarne le combinazioni. Si è scoperto così che la cultivar Eston, per quanto riguarda ad esempio la lenticchia, è molto simile alla nostrana, piccola e saporita. Peccato che venga dal Canada e che non abbia niente a che fare con le tradizioni locali. Non è poi così scontato imbattersi nel carciofo assolutamente autoctono, perché sempre più spesso viene sostituito dal clone C3. Il legame tra prodotto tipico e territorio può essere espresso sia come appartenenza ad una specifica varietà autoctona originaria e radicata in quel particolare territorio (esempio del pomodoro San Marzano, la cui varietà di riferimento è il pomodoro del vesuviano), ma anche come effetto di un particolare clima; per il pomodoro Pachino, ad esempio, il bacino colturale è costituito da numerose cultivar, alcune persino straniere come la cultivar Naomi di origine israeliana, ma le caratteristiche organolettiche sono determinate prevalentemente dalle particolarità dell'area di produzione.
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