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Australia, il colosso del low cost … Spagna, il ruolo di Internet a “Wine Future” 2009 … Oiv, la congiuntura vitivinicola mondiale a ottobre 2009 … Australia, il sauvignon blanc kiwi contro lo Chardonnay Aussie
di Andrea Gabbrielli

- Australia, il colosso del low cost
Constellation Brands e Australian Vintage, due veri e propri colossi che insieme producono un terzo del vino australiano, hanno iniziato delle discussioni preliminari per arrivare alla creazione di una joint venture. L’obiettivo è ottimizzare la produzione e la commercializzazione di vino australiano in tre mercati strategici quali gli Stati Uniti, Regno Unito e la stessa Australia. Constellation Brands, con sede a New York, è una delle multinazionali più importanti nel settore delle bevande alcoliche mondiali che ha nel suo portafoglio dei premium brands aussie quali Eileen Hardy, Thomas Hardy, Leasingham, Goundrey mentre Australian Vintage, la più importante del sud est australiano, controlla McGuigan, Nepenthe e Tempus Two oltre a Sunnyvale, Passion Pop e Miranda. L’obiettivo è quello di creare un’entità altamente competitiva e ben posizionata, in grado di interagire con i mercati e di riguadagnare le posizioni perdute negli ultimi anni.

- Spagna, il ruolo di Internet a Wine Future 2009
Nel “Wine Future” 2009, manifestazione internazionale tenuta a Logroño in Rioja, particolare attenzione è stata dedicata al ruolo del web nel settore vinicolo. Secondo Gary Vaynerchuck, esperto americano in nuove tecnologie e creatore della Wine Library, “il mondo sta cambiando rapidamente molto di più di quanto si possa pensare. La tecnologia dei cellulari, Facebook o Twitter sono le basi per crescere. Oggi nello stesso momento possiamo parlare e essere ascoltati e visti da milioni di persone e lo stesso può succedere con il vino: queste possibilità (di comunicare a 360 gradi, ndr) sono l’apporto principale delle tecnologie odierne”. Ancora più nette le affermazioni del celeberrimo critico americano Robert Parker Jr. (The Wine Advocat) il quale ha affermato che “il settore (vinicolo, ndr) si comporta come un dinosauro rispetto ad Internet. La chiave oggi è proprio l’interazione con i clienti. Ogni cantina ha la necessità di avere un sito interattivo per promuovere la propria immagine”. A proposito dei blog, è intervenuta Jancis Robinson, notissima master of wine e giornalista inglese, la quale ha evidenziato che “la gente utilizza i blog - una forma di comunicazione molto diffusa e importante, soprattutto nel mondo anglosassone - in modo indiscriminato, ma non è questa la strada; però è una nuova forma per manifestare entusiasmo per il vino”. Parker non condivide, però, l’idea della Robinson e osserva che “ci sono alcuni blog eccellenti, però, come in tutti i settori, ce ne sono di buoni e di cattivi così come qualche volta succede con i vini”.

- Oiv: la congiuntura vitivinicola mondiale a ottobre 2009
Secondo le prime stime fornite dall’Oiv (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin), nella conferenza stampa a Parigi a fine novembre, il consumo di vino nel 2009 potrebbe calare ulteriormente per effetto della crisi economica mondiale. In calo anche la superficie viticola mondiale mentre la produzione vinicola resta quasi identica a quella dell’anno 2008. “Salvo in caso di crescita del volume delle importazioni, il consumo vinicolo mondiale 2009 potrebbe, purtroppo, continuare il suo calo rispetto al 2008 - ha dichiarato Federico Castellucci, direttore generale dell’OIV - Questo calo sarebbe dovuto ad una diminuzione del volume degli scambi e del consumo dei paesi importatori, toccati dalla crisi”. La diminuzione della superficie vitata si dovrebbe attestare su circa 75.000 ettari e sarebbe causata dall’applicazione di quanto previsto dalla nuova Ocm Vino: infatti, i più importanti paesi viticoli europei (Spagna, Italia, Francia e Portogallo) hanno visto, durante l’anno 2009, una riduzione delle loro rispettive superfici viticole. Per la produzione vinicola mondiale, con 268 milioni di ettolitri, rimane quasi identica a quella dell’anno 2008. L’Unione Europea a 27 paesi registra, sempre nel 2009, una leggerissima progressione dell’1%, grazie ad un incremento delle produzioni francese, portoghese, rumena e bulgara; mentre, i paesi tradizionalmente produttori (Italia, Spagna e Germania) segnano una diminuzione sul 2008. La produzione globale dei paesi dell’insieme “Emisfero Sud/Usa + Svizzera” è, a sua volta, in leggera diminuzione, dovuta ad un calo di produzione in Argentina, Brasile ed Australia, e ciò nonostante i risultati positivi registrati dagli Stati-Uniti, Cile e Svizzera. “La crisi economica mondiale non ha risparmiato il settore vitivinicolo e in modo particolare il consumo di vino. Nel 2009 abbiamo avuto, da un lato una stagnazione della produzione, dall’altro un calo globale della domanda” ha concluso Castellucci.

- Australia, il sauvignon blanc kiwi contro lo chardonnay aussie
Le numerose cantine australiane che imbottigliano i vini bianchi neozelandesi stanno letteralmente tagliando le gambe allo chardonnay australiano nel mercato aussie. Dagli anni 2000, infatti, le esportazioni di vini kiwi in Australia sono passate da 61 milioni di dollari (2004-2005) a 228 milioni (2008-2009), decretando il successo e la sempre maggiore popolarità del sauvignon blanc proveniente dalla Nuova Zelanda. Non è un caso che tre vini dei cinque vini bianchi più venduti in Australia sono neozelandesi. Tra il maggio 2008 e lo stesso mese 2009, il sauvignon blanc kiwi è risultato il più venduto, con il 17% del mercato contro il 15% dello chardonnay australiano. Secondo Andrew Brown, export manager della winery Scotchmans Hill “abbiamo commesso un errore sottovalutando l’impatto del sauvignon blanc”, mentre Mark McKenzie, direttore generale dell’Australian Wine Grape Growers, riconosce che “l’industria vitivinicola australiana ha tardato a reagire pensando che fosse un fenomeno passeggero. Personalmente, però, non pensavo che il sauvignon blanc neozelandese potesse colpire così profondamente il gusto dei consumatori tanto far abbandonare i nostri chardonnay. Il problema è che lo chardonnay rappresenta il 40% della superficie vitata a bacca bianca in Australia”. McKenzie ha terminato la sua dichiarazione con un appello ai consumatori australiani: “Lasciate perdere i sauvignon neozelandesi e sostenete la filiera viticola del Paese”.

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