Di 1.133.006 aziende agricole presenti in Italia solo 40.000 (e quindi il 3,5%) hanno un impianto fotovoltaico e finora per il Bando Agrisolare predisposto dal Governo su fondi del Pnrr è stata fatta richiesta soltanto da 25.000 imprese (il 2,5% del totale). Numeri non sufficienti secondo Veronica Pitea, presidente Aceper, l’Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovali, per la quale i conti, così, non possono tornare, soprattutto in termini di sostenibilità: “oggi i pannelli presenti nel nostro Paese producono 2.571 megavattora (mvh) di energia green e il totale del consumo di energia del settore agricolo in Italia è di 10.000.000 mvh”.
Ne va dell’inquinamento e l’impatto ambientale, dunque: secondo l’ultimo report del Wwf, datato 2023, infatti, l’allevamento intensivo di bovini e suini oggi contribuisce in maniera evidente alle emissioni di gas serra globali, che è uno dei principali motori del cambiamento climatico in atto e sta causando disastri atmosferici. L’indagine mostra gli effetti della crisi climatica sul mercato alimentare: quello italiano, nel caso specifico, viene ritenuto responsabile del 37% delle emissioni totali di gas serra. Ma al contempo la transizione dell’agricolo verso il green procede a rilento, un paradosso se si pensa che il Bando Agrisolare prevede una dotazione di 1 miliardo di euro per le imprese, per investimenti fino a 2,33 miliardi e con finanziamenti a fondo perduto fino all’80% per la realizzazione di impianti fotovoltaici.
“Tra il 2005 e il 2019 il settore agricolo italiano ha già diminuito le proprie emissioni di Co2 del 9% - spiega Pitea - ma l’Unione Europea ha stabilito che queste entro il 2030 debbano essere ridotte del 33% sui livelli 2005. L’utilizzo di energia fotovoltaica darebbe certamente un’importante mano a tutte le aziende agricole”. Ma non se il Bando viene praticamente ignorato, soprattutto nel Mezzogiorno per il quale nell’agosto 2024 (con scadenza 14 ottobre) è stato previsto un fondo specifico di 250 milioni di euro riservato alle sole imprese localizzate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. In fase di presentazione il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva parlato di “una fondamentale opportunità che sono certo le imprese agricole del Mezzogiorno sapranno cogliere”. Ma dai numeri non si direbbe: “abbiamo analizzato il database di Aceper - aggiunge Pitea - che conta oltre 10.000 associati in totale. Sono state presentate solo 500 pratiche dalle aziende agricole, di cui solo 20 provengono dal Sud Italia”. A livello nazionale invece “soltanto 25.000 realtà hanno aderito. Visti i numeri di consumo di energia che registriamo in Italia, sono dati troppo bassi rispetto al nostro fabbisogno - racconta la presidente - vorrebbe dire aumentare il consumo di energia green soltanto di 15.000 megavattora. E ciò non è di certo sufficiente per migliorare la competitività a livello nazionale e per diminuire la pressione fiscale sugli utenti finali”.
L’Italia resta dunque indietro rispetto agli altri Paesi europei nelle rinnovabili e non sembra capace nemmeno di sfruttare fondi “gratuiti” appositi. Sostanzialmente uno spreco di risorse, visti anche gli alti costi dell’energia al giorno d’oggi: “in Italia paghiamo 200 euro a mvh, mentre la Cina 80 euro. Il gas ci costa 60 euro a mvh contro i 40 del Paese asiatico e addirittura i 20 euro degli Stati Uniti. Questi numeri non sono sufficienti e il fatto che anche per il Bando Agrisolare fin qui sono arrivate richieste soltanto per il 2,5% delle aziende agricole (che in Italia sono più di un milione), fa riflettere. E pensare che queste imprese sono proprio quelle che ci forniscono le materie prime indispensabili per vivere”, conclude la presidente Aceper.
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