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BAR E RISTORANTI: GLI ITALIANI ORA CI VANNO DI MENO

Erano stati 30 anni di boom per i bar e i ristoranti quelli tra il 1970 e il 2001. Gli italiani prendevano confidenza con il piacere di consumare un caffè al bar, fare uno spuntino, oppure andare al ristorante o in pizzeria per una serata fuori casa. Poi è arrivato il 2001, il “caro euro”, la crisi e la necessità di risparmiare. Così il volume di affari degli esercenti pubblici non solo ha smesso di cresce, ma ha addirittura iniziato una flessione quantificabile, a fine 2003, nello 0,4 per cento in meno. Certo, momenti di “bassa” il settore ne ha già conosciuti. La crescita di questi 30 anni è stata altalenante, con picchi massimi nel 1982-83 e minimi nel 1992-93. Ma in termini di macroeconomia si può dire che lo sviluppo del settore è stato mediamente del 4 per cento l’anno, per un valore complessivo del 110 per cento in più. In valore assoluto, la spesa per servizi di ristorazione è stimata attualmente in 45.358 milioni di euro.

I dati vengono da una ricerca della Confesercenti. Insomma, fino alla crisi attuale, gli italiani coltivavano l’abitudine di consumare prodotti alimentari e bevande fuori casa . Gli anni del boom sono stati quelli della prima metà degli anni ”70, quando la crescita è stata del 5 per cento l’anno. Prima del 2001 le serate in trattoria, le colazioni cornetto e cappuccino al bar, gli aperitivi, i gelati, le pizze in compagnia rappresentavano il 7,2 per cento del totale dei consumi. Un trend positivo che ha permesso di incrementare l’occupazione del 3,1 per cento l’anno con 200 mila nuove assunzioni. Anche bar e ristoranti sono aumentati di 58 mila unità, più i secondi che i primi. E qui le trattorie, le pizzerie, le osterie e le birrerie con cucina occupano l’82 per cento dei locali, così come i caffè fanno la parte del leone sotto la casella “bar”, seguiti dalle gelaterie.

Tanta scelta, dunque, per mangiare fuori casa. Ma quanto incide questa spesa nel bilancio delle famiglie? La Confesercenti fa una media: il 3,1 per cento. Più alta la spesa nel Nord Est, con il 3,5 per cento, più bassa al Sud, dove per mangiare fuori casa si spende solo il 2,2 per cento.

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