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BARBECUE E GRIGLIA SPOPOLANO IN GRAN BRETAGNA, E IN ITALIA SONO RITENUTI IL METODO IDEALE PER UN MENÙ A PROVA DI GRASSO. MA ATTENZIONE A COSA VA SOPRA. E SOTTO.

Una griglia, un po’ di legna e di pazienza, carne che sfrigola sul braciere, e il pranzo è pronto.
Con la bella stagione barbecue e gratelle escono dai ripostigli e si mettono a lavorare a pieni regimi.
Specialmente in Inghilterra, dove i sudditi della Regina Elisabetta, senza preoccuparsi di affumicare le vetrate di Buckingham Palace, si danno ai fornelli. Secondo la National Bbq assoation, oltre il 65% delle famiglie britanniche ha il barbecue, e nel solo 2005 la spesa per ingredienti e carni da griglia è stata di 420 milioni di euro. Inoltre, a testimonianza dell’amore degli inglesi per questo metodo di cottura, un meteorologo anglosassone, John Kettley, ha stabilito i parametri della giornata perfetta per la grigliata: 22° di temperatura, vento da Sud a 8 km orari, cielo terso e poca umidità. Fondamentale poi, per la riuscita del tutto, carne sana e di qualità. In tutto questo, il materiale da bruciare gioca un ruolo fondamentale, e non solo per il gusto del cibo, ma anche per l’ambiente. Vediamo di orientarci tra carbonella, propano e bricchette varie. Quest’ultime derivano dagli scarti della lavorazione del legno, e secondo l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, sono quelle che inquinano di più, 105 volte l’emissione di anidride carbonica rispetto al propano, e libera in aria i cosiddetti Cov (composti organici volatili), pericolosi per la salute: in Gran Bretagna le usa il 63% degli appassionati. Il propano invece, che deriva dalla filiera di lavorazione del petrolio, è un po’ più pulito, ma pur sempre di combustibile fossile (e quindi di emissioni di Co2) si parla. La carbonella è il combustibile migliore, che mette d’accordo buongustai e ambientalisti. Neutra in termini di emissioni, perché proviene da legna degli alberi, presenta però un altro punto debole: oltre il 90% delle forniture destinate alla Gran Bretagna (40mila tonnellate) arriva da foreste tropicali. Fatto sta che sembra essere la migliore soluzione: va bene sia per la cottura alla griglia (carne arrostita sui ferri a distanza ravvicinata dal fuoco) che per il barbecue (con la brace più lontana), e la polvere di carbonella può essere utilizzata come fertilizzante per l’orto.
Cose da tenere in considerazione. Tanto più che proprio il barbecue, a fine maggio, e stato riconosciuto come metodo di cottura ideale per un menù a prova di grassi, e per chi soffre di problemi cardiovascolari, da parte del nutrizionista Amleto D'Amicis dell'Inran (Istituto nazionale ricerca alimenti e nutrizione), intervenuto a Milano alla presentazione del sondaggio “Il barbecue parla italiano”. Un metodo di cottura “'promosso, ma a patto che il barbecue sia doc”, “Lo strumento, infatti - spiega - deve essere dotato della leccarda, che raccoglie il grasso sgocciolato dalla carne e ne impedisce la combustione”.

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