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BENESSERE E SOSTENIBILITÀ, ITALIA BOCCIATA. MA IL BELPAESE È PRIMO NEL SOTTOINDICE PSICO-FISICO E COMPORTAMENTALE DEL BENESSERE. COSÌ GLI INDICATORI ALTERNATIVI AL PIL (TRA CUI L’ALIMENTAZIONE) BY BARILLA CENTER FOOD & NUTRITION

Italia bocciata in benessere e sostenibilità. Due insufficienze per il Belpaese che però è primo nel sottoindice psico-fisico e comportamentale del benessere. Parola dello studio presentato alla Commissione bilancio della Camera sugli indicatori alternativi al Pil dal “think tank” Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn), di cui fa parte il premier Mario Monti, che vede fra i suoi fautori personalità importanti come l’economista Jean-Paul Fitoussi che, nel 2008, ha guidato, con i premi Nobel Joe Stiglitz e Amartya Sen, la commissione sulla misura della felicità voluta da Sarkozy.

Un 4,9 e un 5,1 su 10, questi i voti che mettono l’Italia in coda quando si parla di benessere e sostenibilità. Gli indici Bcfn partono dalla “convinzione che una quota rilevante del benessere delle persone dipenda dalle scelte alimentari, dallo stile di vita, dalla salute e dall’ambiente, che si aggiungono dai fattori tradizionalmente considerati come il Pil e il reddito - spiega responsabile relazioni esterne di Barilla, Luca Virginio - eppure non bastano alcune eccellenze italiane, per esempio nelle aspettative di vita in buona salute e in altri aspetti psicofisici e comportamentali, a reggere il confronto con gli altri Paesi industrializzati: in Italia si sta peggio che in Danimarca, Francia e Stati Uniti. Sotto di noi nel benessere e nella sostenibilità c’é solo la Grecia ma, se si guarda alla sola sostenibilità (si tiene conto ad esempio della percentuale di fumatori e dell’utilizzo dell’energia verde) sotto di noi c’è solo la Grecia”. L’unica consolazione arriva da un sottoindice del benessere: appunto l’aspetto psico-fisico e comportamentale, dove l’Italia si colloca al primo posto.

“Questo è un tema politico - ha detto il responsabile del progetto per Bcfn, Alessandro De Biasio - perché cosa si va a misurare determina le scelte di dove si va a intervenire. Se le aziende prendono decisioni guardando solo ai bilanci trimestrali, vanno a rotoli”.

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