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RAPPORTO COOP 2019

Beverage in controtendenza: la vendita delle bevande alcoliche al +3,5%. Guida il vino

Gli acquisti enoici valgono il 48% della categoria, territorio e denominazione primi motivi di acquisto. Boom delle bollicine sul lungo periodo
BEVERAGE, ITALIA, RAPPORTO COOP, vino, Italia
Il vino traina la crescita del beverage, i dati del rapporto Coop 2019

In una cornice se non sconfortante perlomeno preoccupante, come quella delineata dal “Rapporto Coop 2019 - Consumi e stili di vita degli italiani di oggi”, da cui emerge una stagnazione dei consumi figlia di una sempre più evidente frenata dell’economia del Belpaese, unita ad una certa sfiducia per il futuro, vanno in decisa controtendenza le vendite delle bevande alcoliche, che mettono a segno un confortante +3,5%. Una “torta” in cui il peso del vino è del 40%, quello della birra del 32%, quello dei liquori del 17%, quello di spumanti e Champagne dell’8% e quello degli aperitivi del 3%. Proprio gli sparkling, in una dinamica di lungo corso (2011-2018), mostrano l’evoluzione maggiore: +53,5% degli acquisti in Gdo, seguiti da birra (+39,5%), vini fermi (+23,1%) e aperitivi alcolici (+11,3%), mentre i liquori perdono il -3%.
Negli ultimi 12 mesi, l’85% dei consumatori tra i 18 ed i 65 anni ha bevuto vino, scegliendolo allo scaffale in base, essenzialmente, a quattro presupposti: territorio di produzione (39%), denominazione Doc o Docg (34%), vitigno (26%) e prezzo basso o promozioni (25%).
Sette milioni sono invece gli ettolitri di birra bevuti dagli italiani nei soli primi 6 mesi del 2019, con la birra artigianale che, nel 2018, ha invece raggiunto i 483.000 ettolitri, con l’81% di chi la beve che la sceglie per la provenienza locale. A guidare gli acquisti sono principalmente i single e chi si reca più spesso al supermercato (i cosiddetti “high affluency”), specie se si parla di vino, mentre le famiglie e chi va a fare a spesa meno di frequente (i “low affluency”), preferiscono la birra.
Infine, uno sguardo ai soft drinks che, come rivela il Rapporto, “perdono gas”, in tutti i sensi: cala la spesa per la categoria (-0,9%), con l’acqua (45% delle vendite della categoria) al top, seguita da bevande gassate (25%), succhi e spremute (16%), bevande piatte (10%), preparati (2%) ed aperitivi analcolici (2%). Proprio le bevande gassate, sul periodo 2011-2018, mostrano il dato peggiore: -7,8% delle vendite, a fronte di una crescita del+23,5% dell’acqua, del +18,8% delle bevande piatte e del +4,4% degli aperitivi analcolici. Anche l’industria si adegua alle esigenze del mercato, e tra le categorie più performanti spiccano le bevande a ridotto contenuto calorico (cresciute del +42% tra il 2008 ed il 2016), mentre nei primi mesi del 2019 è boom per le vendite di acque aromatizzate (+164,7%). Gli italiani, così, sono penultimi in Europa per consumi di soft drink, con 51,2 litri pro capite: la Germania è prima a quota 139,6 litri pro capite, seguita da Danimarca (124,7 litri) e Belgio (122 litri).

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