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Bonus di 80 euro in busta paga, per Coldiretti se ne vedono già gli effetti: a giugno produzione alimentare a +4%. Ma Confcommercio raffredda gli entusiasmi: “aumento tendenziale dei consumi dello 0,4%, bene ma troppo poco”

Le misure economiche adottate da un Paese si valutano sempre nel medio lungo periodo. Ma sarà per la voglia di un segnale di scossa per l’economia italiana, e per la pressione che certe notizie mettono (è di oggi il dato Istat che l’Italia, con un Pil stimato a -0,2%, è in recessione), che alcune valutazioni arrivano in tempi davvero brevi. E con toni discordanti, come quelli di Coldiretti e Confcommercio sull’impatto del “bonus” di 80 euro introdotto in maggio dal Governo Renzi. “L’effetto degli 80 euro in busta paga si fa sentire sulla produzione alimentare che fa registrare un aumento record del 4% e traina la crescita di tutti i beni di consumo (+3,5 % sull’anno precedente)”, ha detto l’organizzazione agricola, dai dati sulla produzione industriale a giugno resi noti dall’Istat.
“Siamo di fronte - sottolinea la Coldiretti - al primo segnale di una attesa inversione di tendenza proprio nel mese successivo a quello dell’erogazione del bonus. Si tratta di una conferma che per gli Italiani è stata proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus che il Governo Renzi ha garantito ad alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati che destinano una quota rilevante del proprio reddito all’acquisto del cibo. Quasi un italiano su cinque (18%) tra quelli che lo ricevono ha deciso di spendere per andare più spesso a mangiare fuori (4%) o per fare una spesa migliore (14 %), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè”.
Di tenore ben diverso è il commento di Confcommercio: “la crescita tendenziale dei consumi dello 0,4% registrata a giugno - ha commentato il presidente Carlo Sangalli - è troppo poco rispetto alle attese. Sono segnali positivi, ma straordinariamente deboli e insufficienti per affermare che la domanda delle famiglie sia giunta a un incoraggiante punto di svolta. Non c’è traccia dello “shock sui consumi” e della “stabilizzazione della fiducia” auspicati dal Governo. Il che, “dopo un lungo ed eccezionale periodo recessivo, non può non preoccupare molto”. È lapalissiano che per le categorie coperte dal provvedimento, e quindi per l’economia in generale, i famosi 80 euro è meglio averli che non averli. Ma per valutarne l’impatto a lungo termine serve, altrettanto ovviamente, più tempo.

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