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BOOM EXPORT DEL FLOROVIVAISMO ITALIANO NEL 2010, CON UN FATTURATO SUI MERCATI INTERNAZIONALI DI 643 MILIONI DI EURO (+8,7% SUL 2009). MA CALANO CONSUMI E PRODUZIONE NEL MERCATO INTERNO. LO DICE LA CIA

Il florovivaismo italiano gioca con successo la carta dell’export e nel 2010 registra un fatturato sui mercati internazionali pari a 643 milioni di euro, con un incremento dell’8,7% sul 2009. Per le aziende del settore si tratta di una decisa “boccata d’ossigeno”, visto che sul mercato interno i consumi languono e la produzione cala. Complice il “caro-petrolio” e l’inasprimento dei costi produttivi. Ma il comparto è vivo e attivo, in un anno è tornato vitale superando “l’annus horribilis” della crisi economica, quel 2009 che per piante e fiori si è chiuso con tutti segni meno. “Ora però bisogna fare di più, sostenendo nuove politiche di sviluppo economico del settore a livello nazionale e mondiale”, sottolinea la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, che rende noti i dati del florovivaismo italiano e che, per riportare l’attenzione sulla necessità di fornire alla floricoltura le condizioni per continuare a produrre e competere sui tutti i mercati, promuove il 19 aprile a Genova la tavola rotonda “Dai numeri alle scelte” (info: www.cia.it).

I dati della Cia parlano di luci e ombre nel 2010. Se le esportazioni volano, in particolare piante da interno (più 18%), alberi e arbusti (più 16,7%) e fiori recisi (più 13,5%), i consumi interni accusano una contrazione del 2%, comunque meno ampia di quella registrata nel 2009 (meno 4%). La spesa delle famiglie per l’acquisto di piante e fiori si è mantenuta alta in ogni caso: l’Ismea la stima complessivamente in 2,17 miliardi di euro. Anche la produzione resta in stallo. Nel 2010, commenta la Cia, si stima una contrazione compresa tra il -2 e il -2,5%, molto più contenuta rispetto al meno 9,7% del 2009. “Questo vuol dire che le aziende ci sono e hanno forze e coraggio per uscire definitivamente dalla crisi, nonostante continuino a combattere con costi di produzione in costante crescita, soprattutto per le coltivazioni sotto serra, spinti in avanti dai rincari record del petrolio e dalla mancata reintroduzione dell’accisa zero. Anche le prospettive per il 2011 sono positive: San Valentino e la Festa della donna hanno risollevato la domanda interna, spingendo su i listini dal 10 al 30% per le specie floricole più richieste. Ma ora - conclude la Cia - bisogna cogliere questi elementi positivi e rispondere con proposte concrete che favoriscano una nuova fase del settore”.

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