Una causa a due diversi négociant di Bordeaux, per aver stipulato contratti di acquisto di vino sfuso ad un prezzo considerato abusivamente troppo basso. Ad intraprenderla, secondo quanto riportano i principali magazine enoici francesi, e non solo, parlando di un processo che passerà alla storia e la cui portata va oltre l’industria del vino, è Rémi Lacombe, un produttore del Médoc, al quale i commercianti replicano definendola una denuncia infondata e senza prove.
Fatto sta che si tratta di un episodio che si inquadra nel contesto generale di una Francia del vino che fa i conti con la crisi, Bordeaux compresa, dove, nonostante i grandi nomi che fanno storia a sé, la produzione di una delle zone più prestigiose del mondo, ma anche tra le più vaste, sta attraversando un momento delicato, soprattutto per i piccoli produttori, costretti a “svendere” il proprio vino, scaturito dall’aumento dei costi e dal calo dei consumi, tanto che il Governo francese è stato costretto a intervenire puntando sulla distillazione di crisi e l’espianto dei vigneti abbandonati ed improduttivi per sostenere il settore vitivinicolo del Paese.
In particolare, spiega il magazine francese “Vitisphere”, la Société Civile Fermière Rémi Lacombe - 138 ettari di vigneti, tra cui Château Bessan-Segur con sede a Civrac-en-Médoc - accusa i négociant Ginestet (famiglia Merlaut) ed Excell (filiale di Cordier, gruppo Invivo) per contratti di acquisto stipulati nel 2021 e nel 2022 di lotti di vino sfuso dell’Aoc Médoc ad un prezzo medio di 1.200 euro al barile quando il costo di produzione della proprietà è stimato a 1.600 euro al barile (secondo i dati del Cegara-Centro di Gestione Agricola e Rurale dell’Aquitania, i prezzi sono stati di 2.000 euro al barile per le annate 2019 e 2020, e di 2.500 euro per l’annata 2021).
E lo fa appellandosi al Tribunale commerciale di Bordeaux secondo l’articolo 442-7 del Codice del Commercio della legge Egalim - che, tra le altre cose, tutela la remunerazione degli agricoltori - mai applicato dai tribunali dalla sua creazione nel 2019 e che, riconosciuta la responsabilità, obbliga chi ha commesso il fatto a riparare il danno causato da un acquirente di prodotti agricoli o alimentari che ha applicato al suo fornitore un prezzo “abusivamente basso”. A patto di poterlo definire così, replicano i négociant, sulla Place de Bordeaux, o che non si tratti di prezzi bassi per liquidare fatturati in perdita. Il tribunale ha annunciato che si pronuncerà il 22 febbraio e la decisione costituirà un precedente.
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