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BORSA DEL SUINO IN FIBRILLAZIONE: GLI ALLEVATORI NON FISSANO IL PREZZO ALL’INGROSSO. A MODENA, LA “CAPITALE” DEL MAIALE MADE IN ITALY, 5 ANNI DI LAVORO IN TEMPO DI CRISI STANNO PER ANDARE IN FUMO PER IL RIALZO DEI PREZZI. A RISCHIO LE PRODUZIONI DOP

Ogni giovedì a Mantova, “capitale” italiana del maiale, cinque allevatori e altrettanti macellatori si trovano nella Commissione unica dei suini e fissano il prezzo dell’animale all’ingrosso. Per quasi cinque anni, nonostante una crisi drammatica del settore, il sistema ha funzionato, ma nelle ultime settimane il rialzo dei prezzi ha inceppato il meccanismo, con i macellatori che hanno chiesto al Ministero la sospensione di questa “Borsa”.

Ora le aziende non sanno su quali quotazioni muoversi e, se tutto si blocca, potrebbero rischiare le grandi produzioni italiane, Dop comprese. “Finché siamo in estate gli effetti sono limitati - spiega Giorgio Apostoli, responsabile del settore zootecnico della Coldiretti - ma a Mantova si quota l’animale “italiano”, che ha caratteristiche e soprattutto alimentazione molto migliori rispetto ai prodotti che ci stanno invadendo dall’estero: senza un prezzo di riferimento il rischio è soprattutto per i piccoli e medi allevatori di rimanere nelle mani dei grossisti, con tanto che provano a rimandare la vendita finché possono”.

Ma gli stagionatori - da San Daniele a Parma, dal piacentino per le coppe alla Toscana per il prosciutto un po’ più salato - hanno i loro tempi. E non possono aspettare all’infinito. L’assurdo di questa situazione è che arriva dopo una crisi drammatica per il settore, che con l’indotto occupa circa 100.000 persone. E che si è generata per un leggero rimbalzo dei prezzi. Si era infatti arrivati fino a 1,2 euro al chilo - per animale vivo non macellato - una quotazione che ha portato alla chiusura di molti allevamenti e al forte indebitamento di chi è sopravvissuto.

La concorrenza da Olanda, Danimarca e Germania è sempre fortissima, ma per produrre le Denominazioni di origine protetta (Dop) che permettono tra l’altro migliori ricarichi per un mercato in crescita anche all’estero, servono animali certificati “made in Italy”. Ma il taglio del numero delle stalle ha portato a un calo dell’offerta, a fronte di domanda sempre forte perché l’alimentare, soprattutto di qualità, è uno dei settori che sente meno la crisi economica generale.

Così i prezzi dell’ingrosso stanno progressivamente aumentando e, anche se i piccoli allevamenti di grande eccellenza fanno da soli e si muovono si quotazioni fino agli 8 euro al chilo, si deve per forza guardare a Mantova, dove però i macellatori hanno detto stop e tutto è quasi fermo.

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