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BOTTA E RISPOSTA TRA MEDIA E CONSORZIO DELL’ACETO BALSAMICO DI MODENA, SUL METODO DI PRODUZIONE INDUSTRIALE DEL BALSAMICO IGP, PER ALCUNI “CONTRAPPOSTO” A QUELLO ARTIGIANALE E TROPPO PERMISSIVO. “TUTTO LEGALE E NESSUN CONTRASTO”

Il sequestro, da parte dei Nas di Parma, di 2.500 bottiglie monodose di aceto balsamico contraffatto, nei giorni scorsi, ha spinto il Consorzio di ttela dell’Aceto Balsamico di Modena a fare alcune puntualizzazioni. Non tanto sulla contraffazione in sé, con un prodotto realizzato in Austria e dotato di etichette false, nonché di un improbabile marchio Igt - quando il vero balsamico modenese è registrato in sede europea come Igp e Dop. Piuttosto, il Consorzio punta l’indice contro articoli che figurano una contrapposizione tra prodotti e tra produttori che in realtà, si dice dall’organismo di tutela, non rispecchia i fatti. A parlare è il presidente del Consorzio, Cesare Mazzetti, che plaude, da un lato, all’azione di controllo e repressione messa in atto dal Nucleo Anti Sofisticazioni dei Carabinieri di Parma e, dall’altro, alle parole di denuncia del Ministro alle Politiche Agricole, Giancarlo Galan. Per poi passare alla puntualizzazione sugli articoli: “spiace notare come, partendo da una notizia positiva come il sequestro di Aceto Balsamico di Modena prodotto in Austria, gli articoli pubblicati si siano addentrati in una serie di considerazioni sul prodotto che, oltre ad essere poco chiare, inducono in confusione il lettore, tra l’altro rappresentando una “guerra” tra prodotti e produttori che in realtà non esiste”.

Il riferimento pare essere all’articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” (13 agosto 2010) dal titolo “La battaglia dell’aceto balsamico. Tradizionalisti contro industriali”, nel quale si fa il raffronto tra alcuni aceti di Modena prodotti con metodi artigianali e con prodotti di territorio, ed altri realizzati industrialmente e con mosti provenienti da aree lontane e diverse. Ed entrambi a marchio Igp. Replica Mazzetti: “non c’è nessuna guerra, si tratta di prodotti diversi che provengono dalla stessa radice storica e culturale, con regole produttive consacrate dal tempo e dalle diverse leggi che li hanno poi fissati entro canoni precisi. Da una parte i due “Tradizionali” (a marchio Dop), fatti solo con mosto locale e con decenni di invecchiamento, dalla produzione giocoforza limitata; dall’altra parte l’Aceto Balsamico di Modena - senza l’aggettivo “Tradizionale” - che ha conquistato i palati di tutto il mondo, per il quale l’invecchiamento in botte è ridotto, e nel quale rientra anche l’aceto di vino come ingrediente. Null’altro può esservi aggiunto, se non una minima percentuale di caramello per stabilizzarne il colore. Al contrario dei due “Tradizionali”, i mosti per l’aceto Igp possono provenire da zone anche lontane dall’area produttiva, ma ciò non deve scandalizzare: situazioni identiche si trovano per molte altre specialità Igp (come la Bresaola della Valtellina e la Mortadella di Bologna, per esempio), e ciò è stato posto ai produttori italiani da alcuni Paesi europei come condizione indispensabile per ottenere il loro benestare alla registrazione: un compromesso contro il quale il Consorzio Aceto Balsamico di Modena e i suoi associati si sono battuti fino in fondo, dovendo purtroppo alla fine soccombere”. Insomma, nessuna zona d’ombra e nessuna “battaglia”.

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