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ASTA DEL BAROLO

Bottiglie introvabili, lotti esclusivi, in vendita per beneficenza: ecco l’Asta del Barolo, la n. 17

Il 12 maggio, al Castello di Barolo, torna l’asta che mette sotto il martelletto pezzi unici del rosso piemontese, sempre per aiutare la Onlus 1Caffè

Uno dei territori enoici più cari d’Italia, tra le cui colline vitate nasce l’amato nebbiolo, anima del Barolo, tra i vini piemontesi più apprezzati da wine lovers e “tecnici” del settore di tutto il mondo. Ma dietro alla sua anima dura, scura e geometrica, si nasconde il suo lato più dolce e raffinato, e impegnato socialmente, che è ben più della somma dei passaggi tecnici, delle sostanza dell’acino e del perfezionismo del lavoro che lo genera. Sì, perché proprio il rosso piemontese, nella sua “casa”, il Castello di Barolo, è ancora una volta protagonista dell’Asta del Barolo, la n. 17, il 12 maggio, con sotto il martelletto di circa sessanta lotti, tra cui spiccano etichette mito, simboli di quell’enologia di qualità che incanta nel mondo. E c’è di più: il viaggio in Alta Langa, in quel gioiello che è Barolo, vale anche per un motivo più alto ancora, ovvero la beneficenza. Come da consuetudine, il ricavato dell’asta, sarà devoluto alla Onlus 1Caffè, fondata dall’attore Luca Argentero, nata con la pratica del “caffè sospeso”, e diventata di fatto un’associazione che aiuta le persone in difficoltà.

L’Asta del Barolo rappresenta quindi le mille sfaccettature del vino, che è sì quello delle bottiglie di pregio con prezzi da capogiro, ma con sempre uno sguardo verso la società. E lo fa attraverso, in prima battuta, un lotto speciale “Deditus”, tutto di ventenni, di annata 1999 quindi, che comprende Cordero di Montezemolo, Bricco Gattera, una magnum di Morasco di Franco Martinetti, il Cerequio di Michele Chiarlo, la doppia magnum dei Poderi Gianni Gagliardo, il Cannubi di Poderi Luigi Einaudi, una magnum Bussia a firma Prunotto e un Barolo Castiglione per la cantina Vietti. Poi, si entra nel vivo con alcuni pezzi introvabili e di sicuro interesse per gli esperti tra cui un Monfortino Riserva del 1961 di Giacomo Conterno, due bottiglie di Barolo Bartolo Mascarello del 1964 e 1967, un Giacomo Borgogno Riserva del 1947, un Fontanafredda del 1959 e tante altre bottiglie uniche che raccontano una storia importante attraverso annate e stili di vinificazione che sono stati punti di svolta per giungere al Barolo di oggi.

“Gli uomini e le donne delle Langhe della mia generazione - spiega, con orgoglio, Gianni Gagliardo, ideatore dell’Asta del Barolo - avevano un sogno, forse più di uno; di sicuro c’è sempre stata una voglia di riscatto, una voglia immensa di rendere grande i propri prodotti, e far apprezzare questo territorio. Tutti insieme ce l’abbiamo fatta. E l’Asta del Barolo è l’evento clou che sintetizza questo successo del più nobile e noto vino di questa terra.”

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