Il sistema dei buoni pasto è al collasso e senza un’inversione di rotta immediata quasi tre milioni di dipendenti pubblici e privati potrebbero vedersi negata la possibilità di pagare il pranzo o la spesa con i ticket. Il grido d’allarme arriva dalle associazioni di categoria che rappresentano le imprese della distribuzione e della ristorazione italiana (Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, Ancc Coop, Ancd Conad, Fida e Confesercenti), per la prima volta riunite in un tavolo di lavoro congiunto.
Ogni giorno 2,8 milioni di lavoratori utilizzano dei buoni pasto nei bar, nei ristoranti e in tutti gli esercizi convenzionati, per un valore di 13 milioni di euro (in totale è di mezzo miliardo la quantità di buoni emessi nel 2019, il 35% acquistati dalle amministrazioni pubbliche). Il problema, spiegano le associazioni di categoria, è nel sistema di appalto del servizio. La stazione appaltante, la Consip, effettua le gare col sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa, al massimo ribasso. Nel corso dell’ultima gara aggiudicata a fine 2018, i 15 lotti, dal valore complessivo di 1 miliardo di euro, sono stati assegnati con uno sconto medio del 20% e con picchi al di sopra del 22%. Il risultato è che un esercente, quando vende prodotti e servizi per un valore di 8 euro, ne incassa in realtà 6,18. Se aggiungiamo gli oneri finanziari, su buoni pasto dal valore di 10.000 euro gli esercizi si vedono decurtare 3.000 euro. Una tassa occulta del 30% che mette in ginocchio decine di migliaia di imprese, tra pubblici esercizi, piccola e grande distribuzione commerciale.
I vertici delle sei associazioni di categoria hanno deciso di scrivere al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro del Lavoro, chiedendo di rivedere l’intero sistema con l’obiettivo di garantire il rispetto del valore nominale dei buoni pasto lungo tutta la filiera. Inoltre, avvieranno un’azione di responsabilità nei confronti di Consip per “omesso controllo” per aver ignorato i campanelli d’allarme in merito alla vicenda Qui!Group, azienda genovese leader dei buoni pasto alla pubblica amministrazione che, dopo essere stata dichiarata fallita a settembre 2018, ha lasciato 325 milioni di euro di debiti, di cui 200 milioni nei confronti degli esercizi convenzionati.
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