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C’E PIZZA E PIZZA, PLEASE: QUELLE “COMMERCIALI” SONO NUTRIZIONALMENTE UN DISASTRO, MA SI PUO’ CORREGGERE LA ROTTA CON POCHI ACCORGIMENTI, TOGLIENDO UN SIMBOLO IMMORTALE DELL’ITALIA GASTRONOMICA DALLA LISTA NERA. A DIRLO L’UNIVERSITA’ DI GLASGOW

Che la pizza abbia nel mondo una diffusione incredibilmente capillare è noto, così come è altrettanto noto il fatto che la sua immagine, almeno al di fuori dei confini italiani, è spesso legata all’esigenza di nutrirsi senza perdere tempo tra i fornelli, procurandosene una tramite una veloce incursione nel congelatore o più spesso via telefono. Ma quali conseguenze ha questa capillarità della pizza nella sua composizione nutrizionale, e dal punto di vista alimentare? Secondo i medici dell’Università di Glasgow, purtroppo, ben pochi: gli autori dello studio, recentemente pubblicato sul “Journal of Public Health Nutrition”, hanno puntualizzato di aver analizzato tutto tranne che la pizza “tradizionale”, e sono giunti alla conclusione che le versioni “commerciali” della pizza sono tutt’altro che salubri. Dalle 200 alle 500 calorie per esemplare, sodio e grassi saturi alle stelle e niente vitamine e minerali. Un panorama sconfortante, a cui gli scienziati dell’ateneo scozzese hanno cercato di porre rimedio “testando” alcune migliorie, come ridurre il sale, aggiungere farina integrale all’impasto e guarnire il tutto con pepe rosso, mozzarella e alghe scozzesi, senza dimenticare vitamine B12 ed A, fibre, ferro e iodio. Adesso resta solo da vedere se l’industria internazionale delle pizze precotte seguirà o meno i risultati dello studio...
La pizza, secondo i nutrizionisti inglesi, può finire in cima alla lista dei cosiddetti junk-food cioè dei cibi spazzatura. Analizzata dai medici dell’Università di Glasgow ha infatti mostrato pochi valori nutrizionali, troppo sale e grassi saturi, all’insaputa di chi la mangia.
Per inciso l’analisi non ha considerato la vera pizza tradizionale, come ricordano gli autori, fatta di ingredienti “poveri” e gustata appena sfornata, ma le innumerevoli tipologie commerciali vendute nei supermercati o consegnate direttamente a casa, da assemblare e cuocere, congelate o in scatola oppure già pronte, a taglio o confezionate. Sono queste le pizze incriminate. I ricercatori hanno analizzato in laboratorio 25 tipologie diverse di pizze margherita “commerciali” accorgendosi di quanto non fossero soddisfacenti dal punto di vista nutrizionale. Il contenuto calorico variava di pizza in pizza, da 200 a oltre 500 calorie, nella maggioranza il sodio era molto al di sopra dei limiti raccomandabili, così come i grassi saturi. E poi troppi carboidrati, niente vitamine e minerali. Così gli scienziati hanno messo a punto una ricetta per rendere anche le pizze commerciali un pasto equilibrato, completo e raccomandabile. Le hanno cucinate e, dopo cotte, le hanno nuovamente analizzate in laboratorio oltre che fatte assaggiare ad adulti e bambini. Il sapore è stato apprezzato: “abbiamo ridotto il sale, aggiunto farina integrale, alghe scozzesi, vitamina B12 ed A, fibre, ferro, iodio, pepe rosso e mozzarella” spiega Louise Lean, a capo dell’esperimento, pubblicato su Journal public health nutrition. Certo, neanche questa si può considerare una pizza da tradizione. Ma almeno la salubrità pare assicurata ...

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