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CAFFÈ AL BAR, PER GLI ITALIANI UN VERO E PROPRIO RITO: OGNI GIORNO SI CONSUMANO 80 MILIONI DI TAZZINE, PER UN BUSINESS DA 25 MILIARDI DI EURO

L’espresso al bar? Nel Belpaese è un vero e proprio rito. Basti pensare che ogni giorno si consumano 80 milioni di tazzine di espresso che, ad una media di 0,85 euro a tazzina, fanno 68 milioni di euro al giorno, pari a 25 miliardi di euro all’anno. Un giro di affari che giustifica la presenza dei 130.000 bar nel nostro Paese.

Ma è proprio buono il caffè al bar? Primo Mastrantoni, segretario dell’Aduc, spiega: “Nei giorni scorsi l’Istituto Nazionale Espresso Italiano (Inei) ha lanciato una iniziativa in merito e ha definito come è fatto un caffè espresso con tutti i crismi. La nera bevanda deve essere contenuta in “una tazzina con circa 25 millilitri di caffè, ornato da una crema consistente e di finissima tessitura, di color nocciola tendente al testa di moro, resa viva da riflessi fulvi. L’aroma deve essere intenso e ricco di note di fiori, frutta, cioccolato e pane tostato. In bocca l’espresso deve essere corposo e vellutato, giustamente amaro e mai astringente. Oltre alla manualità, all’acqua, alla macinatura, ovviamente la qualità dipende dalla miscela di caffè, cioè dal prodotto base”.

La scelta, oltre che di gusto, è economica, conclude Mastrantoni, riguarda cioè il prezzo. Ci sono sostanzialmente due varietà di caffè, l’Arabica e la Robusta. Quella Arabica, che proviene dal Centro America, è la più pregiata e quindi la più costosa, oltre ad essere più aromatica e contenere meno caffeina. La Robusta proviene dall’Africa e dall’Asia, ha un gusto più amaro, contiene più caffeina e soprattutto costa meno. Utilizzare l’una o l’altra delle varietà incide notevolmente sui costi e sui guadagni degli esercizi commerciali. É utilizzata anche una miscela delle due varietà e, anche in questo caso, la percentuale di Arabica e Robusta determina la qualità del caffè e soprattutto i suoi costi.

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