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CAFFE', OGNI ITALIANO NE BEVE 4,2 CHILI ALL’ANNO, PER UN GIRO D’AFFARI DA 2 MILIARDI DI EURO. ALLA BEVANDA PIÚ AMATA NEL BELPAESE È DEDICATO “CAFFESTIVAL”, FINO AL 18 MAGGIO A SPELLO (PERUGIA)

Gli italiani e il caffè, un rapporto consolidato. Secondo gli ultimi dati dell'Istat il settore del caffè in Italia alimenta un giro d’affari alla produzione che si aggira sui due miliardi di euro. Il consumo pro capite di caffè si attesta in Italia sui 4,2 chilogrammi, la decima posizione in Europa come volumi consumati, ma la prima per atti d’acquisto. All'insegna di questi dati è cominciata a Spello “Caffestival”, manifestazione interamente dedicata al caffè in programma fino a domenica 18 maggio.
I torrefattori in attività sono circa 750 e trasformano annualmente poco più di 6,8 milioni di sacchi di caffè verde (o crudo) tutto importato. Nonostante questo, cresce a ritmi bassi il volume dei consumi negli ultimi dieci anni ed in particolare a perdere sarebbero la moka, segmento che copre più del 70% degli acquisti domestici, ed il decaffeinato. Cresce invece il numero di vendite relativo alle macchine del caffè. In forte espansione il segmento delle cialde, che rappresenta però appena lo 0,5% del mercato, mentre perde terreno il comparto dei solubili.

Intanto gli esperti dichiarano che una tazzina di caffè è come la mela, nel senso che una al giorno “leva il medico di torno”. E' quanto emerso a “Caffestival” in un convegno in cui sono stati discussi gli esiti di una recente ricerca del Centro studi dell'alimentazione italiana, secondo la quale in una tazzina di caffè sono presenti circa mille sostanze che, se assunte in modo regolare, moderato e costante, hanno un effetto positivo per la salute. Tra le sostanze del caffè che apportano i maggiori benefici i polifenoli e, tra loro, gli acidi glorocenici, conosciuti in ambiente medico come potenziali antiossidanti e quindi sostanze che favoriscono la circolazione.
Una vera e propria rivoluzione copernicana, questa, se si considera che, per anni, il caffè è stato “perseguitato” per il suo rapporto non solo con l'apparato cardiocircolatorio e gastroenterico, ma anche con il Parkinson e il diabete.

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