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I REBUS DELL’AVICOLTURA

Calo produttivo, aviaria, costi ed inflazione: la crisi delle carni bianche preoccupa il settore

Antonio Forlini (Unaitalia): “per la prima volta abbiamo rischiato di perdere la nostra storica autosufficienza”
CARNE BIANCA, POLLAME, UNAITALIA, Non Solo Vino
La crisi delle carni bianche preoccupa il settore (ph: JK Sloan via Unsplash)

Nei menù non mancano mai eppure il settore produttivo è in difficoltà. Parliamo delle carni bianche, dal pollame al coniglio, che insieme alle uova sono un punto fermo nella dieta degli italiani. A spiegare la situazione è Antonio Forlini, presidente Unaitalia (Associazioni Filiere Agroalimentari Italiane) nella assemblea dell’Associazione Nazionale delle Carni Bianche Italiane che somma 64.000 addetti, con una produzione di 1,22 milioni di tonnellate di carne avicola (-11,2%) e 11,8 miliardi di uova, per un fatturato di 7,4 miliardi.
“L’avicoltura italiana si trova di fronte a uno scenario complesso. In conseguenza del calo produttivo dell’11,2%, nel 2022, per la prima volta abbiamo rischiato di perdere la nostra storica autosufficienza a causa degli effetti dell’aviaria, che ha provocato danni al settore per 262 milioni di euro da ottobre 2021 a maggio 2022 e ci siamo trovati a perdere l’8% di tasso di approvvigionamento”
.
Un periodo complicato anche a causa dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, tra le regioni a più alta vocazione avicola (danni stimati in oltre 15 milioni di euro), senza dimenticare il peso dell’inflazione (+7,6% a maggio dati Istat) che limita i consumi e la zavorra dei costi produttivi (+23% nell’ultimo anno). Sul pacchetto di riforma delle regole sul benessere animale, della direttiva emissioni industriali e di quella sugli imballaggi, il presidente Unaitalia ha sottolineato come “l’ipertrofia regolatoria a cui assistiamo rischia di mettere fuori gioco le nostre produzioni”. Forlini ha chiesto di smettere con gli attacchi ideologici e ad un ambientalismo e animalismo che nasconde interessi economici molto rilevanti. A livello istituzionale vengono valutati positivamente i primi provvedimenti dell’attuale maggioranza, come il segnale politico sulla carne prodotta in laboratorio, la svolta impressa sul tema delle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea) che potrebbe ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime per mangimi o il disegno di legge sul “meat sounding”.
Al Governo, spiega Forlini, viene chiesto di proteggere in Europa un asset strategico del made in Italy con meccanismi di vera reciprocità rispetto alle importazioni extra-Ue, la difesa della sicurezza alimentare, periodi di adeguamento alle nuove regole congrui e ben sostenuti. Ma servono anche interventi a favore dei consumi frenati dall’inflazione, e quindi la riduzione dell’Iva al 4%
che “garantirebbe a tutti l’accesso a carni bianche e uova, le proteine più democratiche sul carrello della spesa”.

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