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CAMBIAMENTI CLIMATICI E AGRICOLTURA: EMISSIONI DI GAS SERRA, SCENARI DI MITIGAZIONE E ADATTAMENTO … LA RICERCA DI CONFAGRICOLTURA - INEA (ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA) IN 16 PUNTI

Cambiamenti climatici e agricoltura: emissioni di gas serra, scenari di mitigazione e adattamento. Ecco la ricerca di Confagricoltura - Inea (istituto nazionale di economia agraria) in 16 punti, presentata oggi a Taormina nel forum “Futuro fertile” …
1 - I cambiamenti climatici porteranno ad un aumento dei fenomeni meteorologici estremi e contribuiranno ad alterazioni di lungo periodo della temperatura e delle precipitazioni; data la forte dipendenza dell’agricoltura dalle condizioni climatiche, l’impatto di questi mutamenti sul settore rappresenta ad oggi una delle maggiori sfide da affrontare nel corso dei prossimi decenni.
2 - In un’ottica di riduzione globale delle emissioni di gas serra, proprio per evitare le peggiori conseguenze dei cambiamenti climatici, anche al settore agricolo verranno chiesti sforzi di mitigazione del suo impatto sull’emissioni di gas climalteranti, in un contesto in cui l’agricoltura è comunque chiamata a fornire derrate alimentari in maniera crescente. È indispensabile in questo contesto, un coordinamento nazionale e internazionale che permetta di raggiungere gli obiettivi prefissati, salvaguardando i redditi dei agricoltori. Cambiamenti climatici e sicurezza alimentare, sono infatti sfide globali che vanno affrontate con azioni coerenti e coordinate, evitando che politiche di contenimento dei cambiamenti climatici abbiano un impatto negativo sulla sicurezza alimentare.
3 - Per le emissioni di gas serra, nel 2007, il principale settore emissivo dell’Unione Europea-27 è quello energetico, responsabile del 79% delle emissioni totali; mentre il secondo contributo è dato dal settore agricolo (9,2%), seguito dai processi industriali (8,5%).
4 - L’andamento del settore agricolo europeo è sintetizzato in tabella: il calo delle emissioni negli anni dal 1990 al 2007 è generalizzato sia per l’Unione Europea a 15 che a 27 Stati Membri ed esso è dovuto alla diminuzione di entrambi i principali gas serra di origine agricola, anche se in percentuali diverse: il metano infatti diminuisce più del protossido di azoto.
5 - Secondo la valutazione che fa l’Eea (European Environment Agency), in Europa, il trend negativo per le emissioni da fermentazione enterica (e conseguentemente da gestione delle deiezioni) è determinato dalla diminuzione del numero di capi (soprattutto bovini), dovuta sia alle conseguenze della Pac, con l’introduzione di misure quali il regime delle quote latte, il premio per vacche nutrici e la condizionalità, ma anche alle epidemie che hanno colpito il bestiame (influenza aviaria e Bse). Questa diminuzione viene solo parzialmente compensata, a livello di emissioni, dall’aumento della produttività dei capi.
6 - Per l’Italia, nel 2007 la prima fonte emissiva a livello nazionale è rappresentata dal settore energia, con l’83% delle emissioni; l’agricoltura è al secondo posto, ma è responsabile solo del 6,7% delle emissioni nazionali. L’andamento delle emissioni nazionali dal 1990 al 2007 sia di metano, che di protossido di azoto è decrescente anche a livello nazionale, così come a livello europeo; in questi anni, le emissioni di CH4 sono diminuite del 9,3% e quelle di N2O del 7,8%.
7 - Secondo l’ultimo rapporto Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), a livello mondiale l’intero settore agricoltura (e quindi non solo la zootecnia, ma anche i suoli agricoli) è responsabile del 13,5% delle emissioni complessive di gas serra. In Italia la zootecnia contribuisce solo al 3.5% delle emissioni nazionali e ad oltre la metà di quelle agricole.
8 - Quando si parla di emissioni di gas serra, dobbiamo tenere conto però, che l’agricoltura è l’unico settore produttivo che, oltre ad essere una fonte di emissioni, è anche un serbatoio (sink) di carbonio. Il termine sink, è usato dall’Unfccc (United Nations Framework Convention on Climate Change - 1992) per indicare qualunque processo, attività, o meccanismo che rimuove gas serra dall’atmosfera: i suoli agricoli e le foreste scambiano grandi quantitativi di gas serra con l’atmosfera, catturando il carbonio attraverso la fotosintesi. Se gli stock di carbonio vengono aumentati attraverso l’ampliamento delle superfici forestali o cambiamenti nelle tecniche di gestione dei suoli, allora si può rimuovere molta più Co2 dall’atmosfera. Secondo l’Ipcc, la stragrande maggioranza del potenziale di mitigazione delle emissioni di gas serra del settore agricolo risiede nel sequestro del carbonio nel suolo (90% del potenziale di mitigazione agricolo e 11-17% del potenziale di mitigazione totale delle emissioni). Assumono pertanto rilevanza tecniche di gestione del suolo che comportino la minima lavorazione e il mantenimento della sostanza organica.
9 - In tale ottica occorre individuare dei meccanismi che permettano di riconoscere il ruolo della forestazione e dell’agricoltura nell’assorbimento di Co2, dando peraltro attuazione a quanto indicato dall’accordo di Copenaghen: oltre al ruolo cruciale della riduzione delle emissioni da deforestazione e da degrado delle foreste, è stata sottolineata la necessità di incrementare l’assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra da boschi anche attraverso la previsione di incentivi positivi.
10 - Sul fronte delle emissioni di protossido di azoto è possibile agire: sui fertilizzanti, scegliendo i tempi corretti e le modalità di applicazione (tipo di distribuzione, profondità, coating), individuando i prodotti a minore rilascio di gas serra, applicando le rotazioni con leguminose; sui suoli, agendo opportunamente sul drenaggio, in modo da evitare la saturazione da azoto, ma anche limitando le perdite per lisciviazione; sulla consulenza agli agricoltori, allo scopo di individuare e diffondere strumenti di supporto alle decisioni che ottimizzino l’uso dei fertilizzanti.
11 - La riduzione della produzione di metano negli allevamenti può essere ottenuta sia riducendo il numero di animali per unità di prodotto (ad esempio aumentando le lattazioni, riducendo il periodo di asciutta o selezionando animali con migliore rapporto tra energia ingerita e latte prodotto), sia intervenendo direttamente sulla dieta (ad esempio aumentando la digeribilità della razione oppure introducendo precursori dei propinati, in modo da favorire la produzione di acido propionico).
12 - L’impegno di mitigazione non deve essere portato avanti a prescindere da valutazioni sulla produttività, in un’ottica globale, altrimenti si avranno solo effetti di “spostamento” delle emissioni da un paese ad un altro, senza nessun effetto positivo, né sui redditi degli agricoltori locali, né, tantomeno, sulle emissioni di gas serra.
13 - Tra le misure di contenimento delle emissioni, si fanno strada ipotesi di meccanismi di commercializzazione delle quote come i cosiddetti meccanismi Ets (Emission Trading System), ma sono tutte misure la cui applicazione necessita quantomeno di una migliore valutazione nel contesto nazionale in cui la dimensione media delle aziende è molto piccola e comunque il settore contribuisce solo al 6% delle emissioni nazionali.
14 - Il ruolo dell’innovazione e della tecnologia è rilevante in un contesto in cui c’è bisogno di aumentare la produttività senza aumentare l’impatto ambientale del settore. D’altra parte l’innovazione è stata molto importante nella storia dell’agricoltura e presumibilmente lo sarà in un contesto complesso e in evoluzione come è quello attuale, ma non va dimenticato che grandi miglioramenti possono essere apportati già con la tecnologia esistente, anche dai piccoli produttori.
15 - Lo sforzo di adattamento deve essere una priorità, da raggiungere attraverso politiche nazionali e internazionali volte ad aumentare la resilienza del settore, l’accesso alle risorse, la formazione degli operatori.
16 - Il proseguo dell’attività agro-forestale soprattutto in alcune marginali necessita di una forte valorizzazione dei servizi ambientali forniti alla società.
Fonte: elaborazioni Inea su dati Eea 2009

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