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CAMBIANO GLI ASSET DEI COLOSSI DELLA PASTA ITALIANA: DE CECCO INSEGUE LO SBARCO IN BORSA, COLUSSI (PASTA AGNESI) GUARDA AD EST CON L’ACQUISIZIONE DEL PRODUTTORE ROMENO PANGRAM, L CAPITAL (LVMH) PRONTA A VENDERE IL GRUPPO FINI

Quotazioni in borsa, acquisizioni all’estero e passaggi di proprietà bollono nelle pentole di De Cecco, Colussi (Pasta Agnesi) e Fini, tre colossi della pasta italiana.

L’approdo a Piazza Affari è nei piani di La Fara, società dei fratelli De Cecco, titolare del marchio: l’assemblea dei soci, tenuta il 18 luglio non ha deliberato il via libera definitivo alla quotazione, ma ha comunque espresso l’intenzione di continuare il cammino verso Milano, rinviando la decisione al prossimo autunno; l’azienda abruzzese con sede a Fara San Martino (Chieti), ha oltre 700 dipendenti, produce circa 130.000 tonnellate di pasta all’anno esportata in 85 paesi, e ha chiuso il 2006 con un fatturato di 247 milioni di euro. Secondo fonti Reuters, deve essere ancora scelta la banca che dovrà gestire le operazioni, ma come ha dichiarato Luigi Prosperetti, professore di Politica Economica alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano, scelto come consulente da De Cecco, “a settembre il cda deciderà e poi l’assemblea si pronuncerà in ottobre”.

La Colussi, invece, nota per la pasta Agnesi, i biscotti, il riso Flora, i dadi Liebig e i dietetici Misura, cerca di rafforzare la propria presenza nei mercati dell’est Europa, grazie all’acquisizione di almeno il 51% del pastificio romeno Pangram (410 milioni con 1.400 addetti) che produce tortellini, ravioli, spaghetti, lasagne e altre paste con il marchio Monte Banato, nome della zona di confine tra Romania e Ungheria vicino al Danubio. Nei piani dell’amministratore delegato Franco Filucchi, Pangram dovrà servire anche come testa di ponte per altre acquisizioni o joint venture, soprattutto orientate verso la Russia.

Novità anche per Fini, altro grande gruppo della pasta italiana che dovrebbe chiudere l’anno con 70 milioni di ricavi: tortellini, aceto balsamico, Conserve della Nonna e gnocchi Paf potrebbero nuovamente passare di mano. “L Capital”, fondo del lusso sponsorizzato da Lvmh e dal socio di minoranza Paladin capital (82% e 18%), che aveva comprato Fini dalla Chiari & Forti di Giulio Malgara, ha dato mandato all’advisor Societè generale per avviare un’asta ristretta tra i potenziali acquirenti.

Dal primo giro di contatti, è già arrivato, tra gli altri, l’interesse di fondi come Bs private equity, 21 partners promosso dai Benetton, e Cognetas (ex Elettra); il gruppo modenese, guidato dal presidente Silvano Storer e dall’ad Luca Gazocchi, e dovrebbe realizzare 11 milioni di ebitda grazie alle divisioni “pasta fresca, conserve e retail” (una decina di negozi a insegna “Forno della Nonna” nei centri commerciali), ma il progetto più ambizioso è quello di sviluppare un polo della gastronomia italiana di alta gamma all’estero, per raggiungere i 100 milioni di ricavi entro un biennio.

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