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CARNE DI CAVALLO: 200 I TIPI DI CONFEZIONI ALIMENTARI RITIRATE DAL COMMERCIO IN 24 PAESI SITUATI, CON DANNI CHE HANNO SUPERATO 1 MILIARDO DI EURO. AD ESSERE COINVOLTE LE MULTINAZIONALI DELLA DISTRIBUZIONE COMMERCIALE E DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE

Sono 200 i diversi tipi di confezioni alimentari ritirate dal commercio in almeno 24 Paesi situati soprattutto in Europa, ma anche in Asia e America, con danni che hanno superato il miliardo di euro tra confezioni sequestrate e distrutte, cali nei consumi provocati dalla psicosi, costi dei maggiori controlli da parte delle Istituzioni e delle aziende del settore e perdita di valore delle aziende interessate. Emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base del monitoraggio effettuato dal portale eFoodAlert.net, dal quale si evidenzia che ad essere coinvolte sono le principali multinazionali della distribuzione commerciale e dell’industria alimentare, dalla Findus alla Nestlè, da Carrefour ad Auchan fino alla Lidl, ma anche i punti vendita di Ikea in diverse parti del mondo.
La contaminazione della carne di cavallo - sottolinea la Coldiretti - è stata scoperta praticamente in tutte le diverse tipologie di prodotti trasformati a base di carne di manzo dalle lasagne ai tortellini, dai ravioli ai cannelloni, dagli hamburger alle polpette, dal kebab alla moussaka fino al goulash. Una dimostrazione dell’evidente, grave ritardo della legislazione comunitaria nel garantire la trasparenza degli scambi commerciali, con ad esempio l’estensione a tutti i prodotti dell’obbligo di indicare la provenienza in etichetta, che ha favorito il moltiplicarsi degli allarmi a tavola provenienti dalle diverse parti del mondo. Si tratta infatti - afferma la Coldiretti - solo dell’ultimo scandalo alimentare che ha segnato l’inizio del secolo: dalla mucca pazza all’aviaria dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina, dalla mozzarella blu al batterio killer nei germogli di soia fino alla carne di cavallo nei ravioli.
L’emergenza mucca pazza del 2001 - sostiene la Coldiretti - è quella che ha più segnato la filiera alimentare e, tra maggiori oneri dovuti a controlli, prodotti distrutti e calo dei consumi ha causato una perdita solo in Italia di 2 miliardi, seguita dal 2003 dall’allarme aviaria che è costata 500 milioni. Nel 2008 è stata invece la volta della carne alla diossina, a seguito della contaminazione nei mangimi, e del latte alla melamina in Cina. Due anni più tardi (2010) è arrivata la mozzarella blu a spaventare i consumatori, mentre nell’estate del 2011 è comparso il batterio killer E.coli che fece salire ingiustamente i cetrioli sul banco degli imputati. Va ricordato anche nel 1986 lo scandalo del vino al metanolo dal qual partì un processo di qualificazione che ha consentito al Made in Italy di conquistare primati nel mondo.
Lo scandalo della carne di cavallo ha messo in evidenza - sottolinea la Coldiretti - l’esistenza di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti. Un meccanismo che - precisa la Coldiretti - rende difficile risalire all’origine delle contaminazioni sia per le multinazionali che per le piccole aziende, che dovrebbero invece valutare concretamente l’opportunità di risparmiare sui trasporti per acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare. Sono aumentati del 37% gli italiani che verificano la provenienza degli alimenti da mettere nel carrello di fronte alle rincorrersi delle emergenze alimentari, secondo una indagine Coldiretti/Swg dalla quale si evidenzia che il 47% degli italiani preferisce acquistare prodotti alimentari locali che offrono una maggiore garanzia nei confronti delle frodi favorite dai lunghi trasporti e dalle troppe intermediazioni nel commercio dei prodotti alimentari come dimostra lo scandalo della carne di cavallo. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg ben il 65% degli italiani si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16% da quello della distribuzione commerciale e appena il 9% da uno industriale.

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