
Le regioni francesi di Borgogna, Bordeaux e Champagne, le spagnole Rioja e Ribera del Duero, la Napa Valley in California negli Stati Uniti e anche la Toscana. Tutte, oltre al prestigio dei loro vini condividono anche un nefasto primato, riconducibile alle loro denominazioni: sono le aree geografiche più colpite dal fenomeno della contraffazione di bottiglie, secondo Catawiki, il marketplace per oggetti unici e da collezione. Che, dal canto suo, frequentemente si imbatte in prodotti falsi che, intercettati dagli esperti, non possono essere messi all’asta, e per la piattaforma, uno dei settori che ha fatto registrare la crescita maggiore in questo senso è proprio quello dei vini, che nel 2024 hanno visto aumentare del 28% il numero dei lotti bloccati, secondo i dati diffusi nella “Giornata Mondiale contro la contraffazione” che cade oggi, 12 giugno.
“L’evoluzione della contraffazione nel mondo del vino riflette da vicino quella del mercato dei fine wines. Oggi i falsi si trovano soprattutto tra i vini con prezzi sopra i 200 euro perché sono più facili da far passare e meno soggetti a sospetti”, spiega l’esperto di vini in Catawiki, Mattia Garon, aggiungendo che “non si tratta di un’ondata costante” e che “le contraffazioni seguono le mode del mercato: aumentano quando una regione o un produttore diventano improvvisamente popolari”. E diversamente da un orologio o una borsa, il vino è un bene deperibile e una volta aperta, la bottiglia non lascia tracce e non ammette seconde verifiche, perciò è essenziale accorgersi del falso prima di stappare.
Gli indizi sono sempre i soliti, ma tre secondo Catawiki sono stati i segnali più ricorrenti nel 2024: la falsa etichetta, il riutilizzo di bottiglia e la manomissione del tappo. Il primo è uno segnali più visibili, ma anche dei più sofisticati. Le etichette contraffatte possono sembrare autentiche a un primo sguardo, ma spesso presentano dettagli sbagliati o grafiche imperfette. Gli errori più comuni, secondo la piattaforma, includono lo scorretto posizionamento delle informazioni sul grado alcolico, i caratteri non coerenti e i loghi disallineati rispetto al layout originale.
Tecnica “classica”, ma ancora oggi molto diffusa è anche quella del riutilizzo della bottiglia: i falsari riempiono gli involucri autentici vuoti con un vino completamente diverso, quindi le sigillano e riconfezionano. A volte l’anomalia, spiegano gli esperti, riguarda la forma stessa della bottiglia: ad esempio, uno stampo in vetro degli Anni Cinquanta usato per simulare una bottiglia degli anni Ottanta. Altre volte sono il peso, le marcature o il colore del vetro a far sorgere dubbi: il riutilizzo delle bottiglie è particolarmente frequente nei vini d’annata, dove la tracciabilità è più complessa. Ma anche quando la bottiglia appare intatta e autentica, potrebbe non esserlo il vino al suo interno.
Così anche il tappo può raccontare un’altra storia: alcuni contraffattori rimuovono quelli originali, riempiono nuovamente la bottiglia, e poi inseriscono un nuovo tappo con dati fasulli.
Stando ai dati di Catawiki i vini più frequentemente contraffatti nel 2024 condividono tre caratteristiche chiave: alto valore, produzione limitata e forte desiderabilità collezionistica. Non a caso, infatti, i più “falsati” provengono da regioni del mondo (Borgogna, Bordeaux, Champagne, Toscana, Rioja, Ribera del Duero e Napa Valley) le cui denominazioni rispondono a queste caratteristiche e anche a certi prezzi: i vini che in media si trovano sopra i 200 euro di fascia sono, infatti, sempre più presi di mira per la maggiore accessibilità e il margine di profitto.
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