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CATTIVE NOTIZIE PER IL RACCOLTO DEL MIELE ITALIANO: IL CIMA “IMPAZZITO” FA CROLLARE DEL 30% LA PRODUZIONE NAZIONALE. SI SONO SALVATI I MIELI PRIMAVERILI, SOPRATTUTTO AL CENTRO NORD, MA IL RACCOLTO E’ STATO SCARSO O NULLO PER I MIELI ESTIVI

Pessime notizie dal fronte del miele italiano: il clima “impazzito” di quest’anno ha fatto crollare del 30% la produzione nazionale. In particolare, la siccità ed il gran caldo registrati nei mesi di giugno e luglio hanno gravemente compromesso la raccolta dei mieli estivi in tutto il Paese: le prime stime parlano di -50% per il miele di castagno, e addirittura di -70% per il miele di eucalipto, soprattutto in Sardegna e nel Lazio. Anche il girasole ed i millefiori estivi registrano un raccolto medio-scarso, tranne le Marche e parte della costa tirrenica. Sarà questo uno dei temi della “Settimana del Miele” di Montalcino (8-10 settembre 2006), la più importante rassegna italiana del settore.
“Il 2006 ha visto un andamento meteorologico insolito e particolarmente disordinato - spiega Francesco Panella, presidente dell’Unaapi, Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani - in primavera abbiamo assistito ad una sorta di ribaltamento tra nord e sud: se nelle regioni del centro nord si è realizzato un raccolto record di miele di acacia, dovuto ad un anomalo innalzamento delle temperature primaverili e all’assenza di pioggia, in Sicilia per il terzo anno consecutivo non è stato prodotto miele di agrumi, a causa della primavera segnata da continue perturbazioni climatiche. Invece la caldissima estate ha seriamente danneggiato la raccolta dei mieli estivi in quasi tutto il Paese”.
I cambiamenti climatici influiscono infatti sul lavoro delle api e determinano sconvolgimenti nella produzione del miele: il troppo caldo o il troppo freddo influenzano la “bottinatura”, vale a dire il benessere della vegetazione condizionando la secrezione del nettare delle piante e la possibilità di raccolta del nettare da parte delle api.
“Le api sono una specie particolarmente fragile e sensibile agli squilibri ambientali - continua Panella - Rappresentano, in questo senso, un autentico “sismografo” degli scompensi che colpiscono l’intero ecosistema. Certo costituiscono un indicatore minore rispetto ad altri più importanti e macroscopici, ma il loro comportamento è comunque significativo per confermare gli enormi squilibri climatici degli ultimi anni”.
La produzione media annuale di miele in Italia oscilla tra le 10mila e le 11mila tonnellate: sulle tavole degli italiani si consumano ogni anno quasi 400 grammi di miele a testa, ma negli ultimi anni il settore è afflitto da costante calo dei consumi, e da una massiccia invasione di mieli in arrivo da Cina e Argentina, più economici di quelli italiani ma caratterizzati da scarsa qualità e dalla mancanza di analoghe garanzie igienico-sanitarie.
Nel settore operano ben 50.000 apicoltori, con 1,1 milioni di alveari che ospitano una popolazione di 55 miliardi di api. Il giro d’affari dell’apicoltura italiana è di 60 milioni di euro, ma arriva a 2,5 miliardi se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura.

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