“Avevamo chiesto da tempo una revisione del Decreto flussi, con una programmazione affidabile degli stagionali necessari, con un iter burocratico snello per consentire l’avviamento al lavoro in tempi ragionevoli. Esprimiamo apprezzamento al Governo per le novità apportate, in particolare per quanto riguarda la visione prospettica che ci permetterà di programmare, in un arco temporale triennale, le nostre necessità di manodopera stagionale”: così il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta il nuovo Decreto sui flussi 2023 che diventa triennale, varato ieri dal Consiglio dei Ministri, riunito a Cutro, teatro del naufragio del 26 febbraio che ha fatto 72 morti, con un aumento delle quote ed una semplificazione nelle procedure, la stretta su trafficanti e scafisti, con pene fino a 30 anni per chi causa più morti in mare, il potenziamento della rete dei Centri per i rimpatri e la compressione alla protezione speciale con un ritorno ai Decreti Salvini.
Nel dettaglio, secondo le nuove modalità di programmazione dei flussi di ingresso legale, le quote di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato saranno definite, non più solo per un anno, ma per un triennio (2023-2025), e saranno assegnate ai lavoratori di Stati che promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari. Modifiche anche alle norme sui titoli di ingresso e di soggiorno per lavoro subordinato: si semplifica l’avvio del rapporto di lavoro degli stranieri con aziende italiane e si accelera la procedura di rilascio del nulla osta al lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale. Per quanto riguarda i programmi di formazione, sono previsti ingressi fuori quota per stranieri che hanno superato, nel Paese di origine, i corsi di formazione riconosciuti dall’Italia, che saranno promossi dal Ministero del Lavoro. Inoltre, i rinnovi del permesso di soggiorno rilasciato per lavoro a tempo indeterminato, per lavoro autonomo o per ricongiungimento familiare avranno durata massima di tre anni, anziché due come oggi. Priorità viene data alle aziende e lavoratori agricoli, stabilendo che i datori di lavoro che hanno fatto domanda per l’assegnazione di lavoratori agricoli e non sono risultati assegnatari abbiano la priorità rispetto ai nuovi richiedenti.
“Le 44.000 quote ammesse nel Dpcm 2022 destinate al settore sono molto inferiori rispetto al fabbisogno di almeno 100.000 lavoratori per la stagione primaverile/estiva. Allargare le maglie della nostra capacità di accoglienza - continua Giansanti - è particolarmente importante per il nostro settore, dove gli stagionali sono una forza lavoro necessaria e si continua a registrare forte difficoltà nel reperimento di manodopera disponibile e qualificata”. Confagricoltura ricorda il “click day” del prossimo 27 marzo, a valere sulle quote 2022, per il quale è forte l’interesse delle imprese agricole, che proprio in questi giorni stanno predisponendo le richieste.
I lavoratori stranieri in agricoltura hanno un’incidenza superiore a tutti gli altri settori produttivi (il 40% del totale). La crescita è stata molto elevata soprattutto per i lavoratori stranieri non comunitari che, secondo i dati Eban, sono la maggioranza fra gli stranieri (67%). Tra i Paesi, sottolinea la Confederazione, predomina la provenienza africana, in particolare dai paesi del Nord (Marocco e Tunisia) e dell’Ovest del Continente (Senegal, Nigeria e Mali), cui si affiancano quote rilevanti di lavoratori dell’Est Europa non comunitari (Albania e Macedonia) e asiatici (India e Pakistan).
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