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CETA

Ceta, la Coldiretti con il Governo: no alla ratifica. Ma, per Agrinsieme, sarebbe un errore

L’accordo commerciale tra Ue e Canada tutela il 90% dell’export agroalimentare italiano verso il Paese del Nord America
AGRINSIEME, CETA, Coldiretti, LUIGI DI MAIO, Non Solo Vino
Ceta, Italia contro la ratifica

Sarà il segno dei tempi, ma la questione relativa agli accordi commerciali tra l’Unione Europea ed i suoi tanti partner commerciali, non è mai stata così divisiva, specie nel mondo agricolo. Sulla graticola, in questi giorni, c’è il Ceta, l’accordo che la UE ha siglato con il Canada nel settembre del 2017, e che adesso i Governi dei singoli Paesi sono chiamati a ratificare. L’Italia, come noto, ha messo in forte dubbio l’accordo, con il vice Presidente del Consiglio Di Maio che della lotta al Ceta ha fatto una delle sue priorità. Seguito e appoggiato dalla principale organizzazione agricola, la Coldiretti, che giusto oggi sottolinea il calo del 4% dell’export enoico verso il Canada nel primo quadrimestre del 2018 sullo stesso periodo dello scorso anno. La causa? Lo stesso Ceta, ossia un documento di oltre 1.500 pagine che dentro comprende di tutto, dal riconoscimento reciproco dei titoli di studio alla possibilità per le aziende Ue di partecipare ai bandi pubblici canadesi e viceversa, oltre ovviamente all’eliminazione dei dazi su centinaia di prodotti. Insomma, il settore agroalimentare, all’interno dell’accordo tra Ue e Canada, non rappresenta che una piccola parte, e a dirla tutta, come ricorda Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, “con il Ceta vengono tutelate ben 41 denominazioni italiane, pari a oltre il 90% del fatturato dell’export nazionale a denominazione d’origine nel mondo e che, soprattutto, senza questo accordo non godevano di nessuna tutela sui mercati canadesi”.
Tutt’altro che un passo indietro, a ben vedere. Eppure, insiste la Coldiretti, “l’intesa raggiunta con il Canada, sebbene abbia mantenuto l’accordo siglato nel 2003, non ha previsto l’aggiornamento dell’elenco con le denominazioni nate successivamente. E pertanto non trovano al momento tutela importanti vini quali l’Amarone, il Recioto e il Ripasso della Valpolicella, il Friularo di Bagnoli, il Cannellino di Frascati, il Fiori d’arancio dei Colli Euganei, il Buttafuoco e il Sangue di Giuda dell’Oltrepo’ Pavese, la Falanghina del Sannio, il Gutturnio e l’Ortrugo dei Colli Piacentini, la Tintillia del Molise, il Grechetto di Todi, il Vin santo di Carmignano, le Doc Venezia, Roma, Valtenesi, Terredeiforti, Valdarno di Sopra, Terre di Cosenza, Tullum, Spoleto, Tavoliere delle Puglie, Terre d’Otranto”. Se sia abbastanza o meno per bloccare il più grande accordo commerciale internazionale dai tempi del Nafta, è il Governo a doverlo decidere ...

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