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10 ANNI DI EATALY A NEW YORK

“Ci aspettano tempi duri, ma il made in Italy è forte. E va raccontato sempre più come pulito”

A WineNews le riflessioni di Oscar Farinetti. “La sostenibilità deve essere in testa alla lista dei valori da portare nel mondo con i nostri prodotti”
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Il made in Italy post Covid: le riflessioni di Oscar Farinetti

Esattamente 10 anni fa, apriva il primo store di Eataly a New York, a Manhattan, al numero 200 della 5th Avenue: 7.000 mq dedicati a cibi e bevande italiani di alta qualità, sul modello di Eataly Lingotto, il primo Eataly che è poi diventato “la mamma” di tutti gli altri store, 42 in totale ad oggi in 18 Paesi del mondo. Un’occasione per festeggiare una pietra miliare nel percorso di quella che è diventata una corazzata del made in Italy di qualità nel mondo (oggi guidata da Nicola Farinetti in veste di ad, con un fatturato 2019 tornato in utile, a 8 milioni di euro, e ricavi consolidati per 527 milioni di euro, ed un primo bimestre 2020 che era partito con una ulteriore crescita del 6,6%, poi frenata dal Covid, come raccontato a WineNews dallo stesso Nicola Farinetti a Giugno 2020), ma anche per riflettere sul futuro del made in Italy tutto, nell’era post Covid. Ed a farlo è uno degli imprenditori italiani di maggior successo, un “mercante”, come si è definito più volte lui stesso, ideatore di Eataly, Oscar Farinetti. Per il quale, spiega a WineNews, nonostante le difficoltà, nel mondo c’è ancora una grande voglia di made in Italy del wine & food e non solo. Ma per coltivare questa voglia serve uno step ulteriore, anche a livello di comunicazione. “È ovvio che il mondo è in allarme, lo vediamo tutti, e lo vediamo anche noi dal nostro barometro fatto di 42 punti vendita nei 18 Paesi più ricchi del mondo, in Europa, nelle Americhe e in Asia. Ciò detto, guardando al futuro, se fino adesso abbiamo fatto abbastanza bene andando nel mondo a raccontare tradizioni, usi, costumi, le specificità dell’artigianalità del cibo e del vino italiano, ora dobbiamo aggiungere alla narrazione altri valori, nuovi elementi di identità. Ed io da anni punto sull’identificare il prodotto italiano come come “prodotto pulito”, cioè prodotto esente da diserbanti, da concimi di sintesi, come prodotto realizzato in armonia con l’acqua, con la terra e con l’aria. Diciamo che abbiamo svolto abbastanza bene il tema della bontà, dell’originalità, della freschezza, della digeribilità, della storia, delle tradizioni: adesso è arrivato il momento di aggiungere a questi temi, ma di metterlo in cima alla lista, il tema della sostenibilità, perché questa sarà la grande scommessa dei prossimi anni”.
Inevitabile, vista la ricorrenza ma vista anche l’importanza del mercato americano, uno dei più in difficoltà per gli effetti del Covid, ma non solo, una riflessione sugli Stati Uniti, tra i principali mercati del made in Italy agroalimentare, e primo in assolto per il vino.
“I 10 anni di Eataly New York capitano, purtroppo, nei tempi più difficili per la Grande Mela, per New York e per gli Stati Uniti, che, in questo momento, sono un Paese in crisi, il più in crisi tra tutti i Paesi che conosciamo e in cui facciamo attività commerciali. È un grande peccato, perché è il Paese che ci ha dato sempre le maggiori soddisfazioni, dove siamo riusciti ad esprimere il meglio delle nostre potenzialità, e oggi New York è veramente in ginocchio. Solo ieri parlavo con mio figlio, Nicola, che ormai è il capo di Eataly, e mi raccontava di una città in cui c’è un sacco di gente che sta andando via, che sta proprio cambiando casa. C’è una paura fottuta. E non solo a New York, ma in tutti gli Usa. Forse a Chicago ancora di più. Sta partendo una guerriglia tra classi sociali terribile. C’è un grande rischio di implosione proprio per le differenze sociali che, negli ultimi anni, negli Usa si sono accentuate da morire. La politica trumpiana e il mondo della finanza hanno fatto sì che si sia allargata troppo la forbice tra chi ha di più e chi ha di meno, e questo creerà grosse complicazioni, noi siamo molto preoccupati per gli Stati Uniti, e staremo a vedere da qui a fine anno cosa succede. Ci auguriamo tutti quanti che cambi la politica completamente a partire da novembre, in funzione di una riappacificazione sociale e di una politica economica che privilegi una miglior redistribuzione della ricchezza”.
Non di meno, secondo Farinetti, bisogna guardare con fiducia al futuro, credendo nella forza del made in Italy, anche se ci vorrà tempo per tornare alla normalità, o per costruirne una nuova.
“Bisogna superare questa emergenza che, oltre che essere fisica, è una grande emergenza psicologica, perché, per la prima volta, gli umani che vivono sulla Terra e che non hanno mai dovuto affrontare Guerre Mondiali o pandemia, si sono trovati davanti ad un dramma: è come parlare da noi nel mondo del vino di una grandine che arriva su tutta la terra e distrugge tutta l’agricoltura. È un momento psicologico molto difficile, dal quale pensavamo di uscire prima, ma ormai abbiamo capito che non è così, sarà molto più lunga. Io credo, ed a questo punto spero, perfino, che, per la primavera 2021, le cose si metteranno a posto con l’arrivo del vaccino e di una cura. Quello che è certo è che abbiamo davanti mesi, se non anni, di tempi duri e difficili. E poi tornerà la straordinaria potenza del Made in Italy, che gode di una “domanda mondiale naturale” immensa. Lo raccontano esperienze come quella del nostro Eataly a Monaco di Baviera, in Germania, uno dei Paesi che secondo me ha reagito meglio al Covid: qui incassiamo esattamente come prima. Insomma, la domanda c’è: tocca a noi rispondere. E, quindi, dobbiamo alzare un po’ di più il sedere dalla sedia, e andare a raccontare le nostre meraviglie agli altri cittadini del mondo”.
E per farlo, Eataly continuerà a crescere nel mondo, nonostante il Covid, come già spiegato anche da Nicola Farinetti in una intervista a Giugno 2020: “abbiamo un programma di sviluppo importante che non vogliamo cambiare. Anzi, nonostante il Covid, o anche grazie al Covid, la voglia nel mondo di avere cibo di alta qualità, sostenibile, pulito e italiano sarà ancora più forte. Abbiamo in calendario Dallas per la fine 2020, e speriamo di farcela poi Londra tra fine 2020 ed inizio 2021, e poi via via ancora Stati Uniti nella Silicon Valley (a San Josè, ndr), e poi in Europa a Bruxelles con un grande progetto, e ancora Verona, in Italia, dove ci eravamo un po’ fermati, e speriamo di aprire entro dicembre 2021”.
Intanto, però, come detto, oggi si festeggiano i 10 anni di Eataly negli Stati Uniti: Eataly Torino Lingotto e Eataly Milano Smeraldo si uniscono a Eataly NY e agli altri Eataly nel mondo per creare virtualmente una sfoglia lunghissima. A partire dalle ore 18 di oggi, gli chef ed i pastai di 10 Eataly (Eataly NYC Flatiron con Eataly Torino Lingotto, Eataly NYC Downtown con Eataly Milano Smeraldo, Eataly Chicago con Eataly Dubai, Eataly Boston con Eataly Stoccolma e Eataly Los Angeles con Eataly Istanbul) si incontreranno su Instagram Live per stendere insieme la pasta fresca, tradizione italiana per eccellenza, che ogni giorno Eataly propone nei suoi ristoranti. Sarà l’occasione per condividere ricette, aneddoti e suggerimenti particolari. E la sfoglia prodotta verrà poi regalata ai dipendenti, per continuare la festa anche a casa.

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