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CIBUS 2012 - LA FOTOGRAFIA DELLA FILIERA AGROALIMENTARE ITALIANA. LA FORZA? PER PHILIPPE VOISIN, CONDIRETTORE GENERALE CARIPARMA CRÉDIT AGRICOLE “AVERE CENTINAIA DI PRODOTTI DI GRANDE QUALITÀ”. PUNTO DEBOLE? IL SISTEMA ANTIQUATO

“La valorizzazione delle filiere agroalimentari del paese Italia”: a Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione di scena a Parma fino a domani, il convegno promosso dall’istituto di credito italo-francese Cariparma Crédit Agricole con Istat, Nomisma e Federalimentare, ha scattato la fotografia della filiera italiana. La sua forza? Per il condirettore generale di Cariparma Crédit Agricole Philippe Voisin, “la ricchezza dell’Italia è avere centinaia e centinaia di prodotti di grande qualità”. Il punto debole? Un sistema che ha bisogno di essere modernizzato.
L’elevata numerosità degli operatori, l’estrema polverizzazione dell’offerta produttiva e la ridotta organizzazione commerciale delle imprese, l’esigua presenza di imprese agricole e alimentari di dimensioni medio-grandi, un grado di concentrazione nella fase distributiva ancora non allineato agli altri paesi europei e, infine, la dipendenza dall’estero per molte produzioni. Tutto questo è la filiera agroalimentare italiana, un sistema, hanno detto i relatori, che ha bisogno di essere modernizzato anche se i ritardi del sistema Paese pesano sul comparto. In particolare le imprese italiane devono scontare un deficit infrastrutturale nel sistema dei trasporti accompagnato dal prezzo dell’energia elettrica, dall’Iva ampiamente al di sopra degli altri Paesi europei, in particolare Spagna e Regno Unito, e dalla crisi dei debiti sovrani che ha accentuato i ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Su tutto questo la crisi. “Una debolezza del mercato interno che può essere superata solo puntando all’export - ha sottolineato Roberto Monducci, direttore del dipartimento per i conti nazionali e le statistiche economiche di Istat - il settore ha tenuto bene la crisi del 2009 e anche oggi mantiene un tasso di crescita significativo, considerando anche il contesto, ma resta troppo esposto nei mercati esteri tradizionali, come quelli europei. Si pone quindi il problema di riposizionarsi su mercati più lontani e questo non è facile”.
Ma il settore, come emerge dal convegno, va tutelato: l’industria alimentare in Italia rappresenta, infatti, il quarto comparto per numero di imprese, circa 55.000, il 13% del totale manifatturiero, e impiega circa 400.000 addetti. Per non parlare poi della varietà delle produzioni, come ha detto il condirettore generale di Cariparma Crédit Agricole Philippe Voisin: “la ricchezza dell’Italia è avere centinaia e centinaia di prodotti di grande qualità e di grande potenzialità. È una risorsa unica nel panorama internazionale che va tutelata. Noi siamo e saremo al fianco del settore con il nostro supporto”.
Voisin ha poi ribadito “l’estrema fiducia che il settore creditizio ha nel mondo agroalimentare. È un comparto che dà da sempre forti garanzie, soprattutto in Italia dove le imprese sanno fare prodotti d’eccellenza e anche esportare. Fiducia che diventa più forte nel caso specifico di Cariparma Crédit Agricole. L’agricoltura fa parte del nostro dna, sia in Italia che in Francia. È un settore strategico per noi e c’é tanta voglia di crescere e di espandersi”. E alla domanda che mette a confronto Francia e Italia, nel comparto agroalimentare, la prima caratterizzata da grandi aziende e la seconda da imprese piccole, per quanto riguarda il credito Voisin risponde: “le dimensioni non contano quello che conta è sempre l’idea, il progetto che vuole portare avanti un’azienda. È questo l’unica cosa che un istituto di credito deve valutare”.

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