La pandemia non ha fiaccato l’export agroalimentare italiano che, dopo le difficoltà dello scorso anno, nel primo semestre 2021 ha fatto registrare una crescita del +11,2%, mettendo nel mirino il record storico dei 50 miliardi di euro. Un settore fondamentale per l’economia nazionale, che torna protagonista, dopo oltre un anno e mezzo, della prima grande fiera internazionale, “Cibus 2021”, il salone dell’alimentare, organizzato da Federalimentare, di scena a Parma, da domani al 3 settembre, che accoglierà 2.000 aziende espositrici e migliaia di marchi, ma anche 500 nuovi prodotti in vetrina, con decine di migliaia di operatorie top buyer dall’Italia, dall’Europa e dal resto del mondo, grazie all’attività di incoming portata avanti dal Governo e Ice Agenzia, che offrirà la possibilità di visitare alcune delle più significative realtà del contesto agroalimentare italiano con sede nella Food Valley. Domani di scena l’apertura dei lavori, con gli interventi dei protagonisti dell’industria alimentare, dell’agricoltura e della distribuzione moderna, e del mondo politico e istituzionale, tra cui Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, Carlo Maria Ferro, presidente Ice, Ivano Vacondio, presidente Federalimentare, Gino Gandolfi, presidente di Fiere di Parma, Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione, Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, Marco Travaglia, vicepresidente Centromarca, Francesco Avanzini, direttore generale Conad, Marco Pedroni, presidente Coop Italia e Giorgio Santambrogio, ad Gruppo Végé.
“Cibus 2021 - commenta Ivano Vacondio, presidente Federalimentare - è simbolica per il nostro settore alimentare perché, come prima grande manifestazione fieristica a tornare in presenza, dimostra che il comparto del food&beverage ha tutte le carte in regola per trainare la ripartenza. E il raggiungimento dell’obiettivo di 50 miliardi di export agroalimentare entro la fine dell’anno è, in questo senso, un segnale forte. Cibus sarà, dunque, un momento di confronto sul settore, con uno sguardo alle opportunità, ma anche alle minacce che rischiano di danneggiare le nostre eccellenze e da cui dobbiamo assolutamente difenderci. Soprattutto, però, Cibus rappresenta un nuovo avvio per tutte le aziende dell’industria alimentare che hanno resistito durante la fase pandemica e che ora possono tornare a proporre i prodotti made in Italy al mondo, certe di trovare dall’altra parte sempre più consumatori in sempre più Paesi”.
Sempre domani, Cibus ospiterà l’Assemblea Federalimentare, cui parteciperanno i capitani dell’industria alimentare e dove interverranno Carlo Bonomi, presidente di Confindustria ed altri relatori, come Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, Ettore Prandini, presidente Coldiretti, Dino Scanavino, presidente Cia-Agricoltori Italiani, Giorgio Mercuri, presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari, Franco Verracina, presidente Copagri e Fabio Pompei, ceo Deloitte Central Mediterranean. Da segnalare anche il convegno in agenda l’1 settembre, “Il Made in Italy agroalimentare e le Indicazioni Geografiche: le strategie per spingere la crescita”, coordinato dall’europarlamentare Paolo De Castro con Cesare Mazzetti e Mauro Rosati, presidente e direttore della Fondazione Qualivita, e Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, in cui verrà delineata l’importanza delle Indicazioni Geografiche italiane, sempre più richieste non solo sul mercato interno, ma anche sui mercati esteri. Nella seconda parte del convegno, dopo il focus di Nomisma su quanto distribuzione e finanza fanno per le Indicazioni Geografiche, interverranno il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, Francesco Pugliese, ad Conad, e Giampiero Maioli, responsabile del Crédit Agricole in Italia.
“Da troppo tempo i responsabili acquisti della distribuzione nazionale e internazionale non incontravano i loro fornitori, non si recavano nelle facilities e i territori - spiega Antonio Cellie, ceo Fiere di Parma - e, inoltre, anche le fiere dovevano essere all’altezza dei loro clienti che, da febbraio 2020, non si sono mai fermati continuando non solo a produrre, ma anche a innovare. Questo sforzo, che oggi vediamo coronato da un boom delle esportazioni, meritava un palco come Cibus 2021, che, da quasi 40 anni, è la piattaforma di riferimento per l’agroalimentare italiano. A Parma, dal 31 agosto, si torna, dunque, a fare fiere in Italia, per dimostrare ai mercati come si possa continuare a innovare, contribuire all’ambiente, conquistare nuovi mercati esteri e battere la contraffazione. A Cibus parleremo della omnicanalità, ovvero l’integrazione tra gli acquisti offline e online, del rapporto tra territori e imprese in Italia e all’estero, delle start up che stanno concretamente elaborando l’evoluzione dell’offerta food & beverage, di cosa sia effettivamente la filiera agroalimentare italiana, cioè un patrimonio delle decine di migliaia di imprese che dal dopoguerra hanno portato in tutto il mondo i nostri brand e i nostri prodotti, molti dei quali Dop e Igp”, conclude il ceo di Fiere di Parma.
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