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CIBUS TOUR E CITY TOUR, PROPOSTA INTEGRATA DI PROMOZIONE DEL TERRITORIO: IL TEATRO SARA’ PARMA (7/10 NOVEMBRE)

Lo dice la “Karen Brown Guide”, la guida turistica più diffusa tra il pubblico medio-alto degli Usa: in Italia “per il gourmet, c’è il miglior cibo del mondo”. E aggiunge: “il miracolo dell’Italia è che tutti questi tesori (gastronomici e culturali) sono raccolti in un Paese magnifico”. Arte-cultura e vino-cibo: ecco le leve del più avanzato marketing turistico. CibusTour (7/10 novembre, a Parma: tel. 0521.9961 - www.fiere.parma.it) è nato per questo: con l’abbinamento Cibus Tour-City Tour, che realizza l’alleanza strategica tra turismo enogastronomico e turismo delle città d’arte, l’intreccio sottolineato dalla “Karen Brown Guide” troverà piena espressione espositiva.

Cibus Tour-City Tour : quali contenuti ?

Esposizione: esposizione commerciale dell’offerta agroalimentare, tipica e biologica, organizzata in itinerari territoriali; Podium: palcoscenico a disposizione degli espositori per la presentazione delle loro proposte; Food Basket Show: vetrina espositiva dell’offerta enogastronomica dei territori italiani; Cibus Tour Exchange: Borsa del Turismo, in cui si incontra domanda e offerta del turismo enogastronomico e culturale; City Tour: spazio espositivo specializzato dedicato alle città d’arte.

Le ricerche: i nuovi turismi
Negli ultimi due anni sono nate in Italia 75 strade dei vini e dei sapori, oltre 500 wine-bar (in gran parte orientati alla valorizzazione di vitigni autoctoni), la distribuzione moderna negli ultimi 2 anni ha sviluppato decine di linee di prodotti dedicati al tipico, sono nate le associazioni delle Città dei Sapori, delle Città Slow, delle Città del Castagno, delle Città del Miele, delle Città del Pesce di Mare, dei Borghi del Pane, oltre alle già note Città del Vino, Città dell’Olio e Città del Tartufo per un totale complessivo di oltre 600 comuni italiani coinvolti. Una rete che mette il “sistema cibo” al centro dell’accoglienza turistica, ma anche artigiana, e della valorizzazione e salvaguardia dei territori. Il turismo enogastronomico afferma la peculiarità di un’offerta turistica che affida ai sensi la presentazione di un territorio. Essere viaggiatori del gusto stimola l’incontro sincero con il territorio, con i suoi abitanti, e arricchisce il viaggio di sensazioni e di piaceri concreti e appaganti.
Chiari e univoci sono anche i segnali di ripresa dei flussi turistici nelle città d’arte: nel 2001, le città d’arte hanno registrato un incremento sul 2000 del 2,3% (dato all’interno del quale la componente leisure è aumentata del 7%). Ci troviamo di fronte ad un consistente aumento della domanda di cultura, dato che emerge anche dalla recente indagine Isnart, secondo la quale il 48,6% del campione intervistato ha dichiarato che fa turismo nei centri storici proprio per interesse culturale. La stessa indagine consente di rilevare come il turista culturale sia quello che meno si affida al “fai da te”. Il turismo culturale rappresenta, secondo le statistiche del turismo 2002 fornite da Istat, il 23,14% delle presenze turistiche reali e il 26,4% del fatturato complessivo del turismo in Italia, con oltre 20 miliardi di euro. Sono cifre indicative di un fenomeno ampio e diversificato, sia nella varietà dell’offerta che nelle conseguenti scelte del turista - come sostiene Laura Pezzoni sulla rivista del turismo (n. 3/4-2002, edizioni Touring Club Editore) - Il turismo culturale comporta infatti sovrapposizioni con altre forme di spostamento per studio o lavoro, trasversalità ed integrazioni con altre forme quali la gastronomia, fiere o tradizioni locali. E’ lo stupendo paesaggio italiano, combinato indissolubilmente alla straordinaria offerta di vini e prodotti agroalimentari eccellenti, che ha determinato l’esplosione del turismo enogastronomico.
I dati del secondo rapporto sul turismo del vino - realizzato dall’Associazione delle Città del Vino - parlano chiaro: sono oltre 14 milioni, per un totale di 57 milioni di presenze, i turisti che nel 2001 hanno percorso l’Italia alla scoperta dei vini e dei prodotti tipici, con una netta prevalenza (59%), di stranieri. Dal rapporto emerge inoltre che sono 150 i tour operators e le agenzie di viaggio che hanno inserito pacchetti sull’enogastronomia nella loro programmazione. Confortante è il dato diffuso da Enit secondo cui il 30% dell’introito turistico proveniente dall’estero arriva dal settore enogastronomico. Turismo delle città d’arte e turismo enogastronomico mostrano una chiara tendenza ad intrecciarsi saldamente. Tendenza che, se opportunamente valorizzata, può costituire la base per operazioni di marketing collettivo e territoriale in grado di riproporre il nostro Paese all’attenzione del turismo internazionale.

I prodotti tipici e i prodotti biologici
Strettamente collegato al turismo enogastronomico è il trend dei prodotti tipici e dei prodotti biologici. Il consumatore evoluto ricerca un prodotto in base alla sua relazione con il territorio. Il paesaggio agrario attuale propone nuovi e antichi protagonisti: il vino autoctono, i formaggi e i salumi tipici, gli extra vergine derivati dalle cultivar rare e di più antica storia, la ristorazione tipica. E in questo paesaggio riemergono forme e tipologie antiche di ospitalità: il baglio siciliano, la masseria pugliese, la corte padana. Una recente ricerca evidenzia come quasi un italiano su tre (31%) compri il vino direttamente dal produttore, mettendo in testa alle motivazioni d’acquisto la fiducia per il produttore (91%) e l’importanza della marca (69%).
La stessa produzione di olio extravergine d’oliva, forte di ben 24 prodotti Dop e 1 Igp, continua a crescere caratterizzandosi come prodotto dal vissuto naturale e salutistico; l’aumento delle produzioni a Dop dai 12.000 quintali del ’98 ai 35.000 del 2001 unita alla nascita di 5 strade dell’Olio nei mesi scorsi, evidenzia l’attenzione dei consumatori e dei turisti verso questo comparto, portando al 41% la predilezione di acquisto direttamente al frantoio. Un filone che lascia intuire un ancora grande spazio di crescita nella creazione di nuove strade dell’olio. In generale, per i prodotti tipici si assiste ad un trend positivo che, secondo i recenti dati Ismea, ha superato nel 2001 la soglia dei 2.500 milioni di euro di fatturato; una quota di spesa assorbita per il 60% dalla distribuzione moderna. A questo dato va aggiunto, sempre da rilevazioni Ismea, l’incidenza che riveste il biologico sulla spesa media delle famiglie italiane, che sfiora i 62 euro al mese rappresentando il 2,4% dei consumi alimentari.
I prodotti tipici e quelli biologici rappresentano un fenomeno tra i più interessanti nel campo dell’alimentare, a dimostrazione di come la richiesta di sicurezza e di qualità rappresenti una realtà inconfutabile. In una recente indagine Doxa è emerso che un italiano su due ritiene che la risposta efficace alle sue esigenze alimentari possa essere assicurata sia dalle grandi marche agroindustriali, sia da quei prodotti che oltre ad essere Dop o tipici sono realizzati con metodo biologico. Un mercato quello del food, stimato in 102 miliardi di euro, in cui i consumi fuori casa pesano per 30 miliardi di euro. Ed è proprio dalla ristorazione arrivano segnali importanti sui temi della qualità e della tipicità. E’ stato infatti sottoscritto dalla Fipe e dal Ministero della Salute un protocollo per un sistema di certificazione del ristorante che si affianca all’iniziativa della qualificazione del ristorante tipico. I prodotti tipici e biologici, la ristorazione di qualità, la ricettività agrituristica che viaggia verso i 2,27 milioni di arrivi (+10% rispetto al 2001), l’hotellerie di charme, sempre più diffusa in castelli e dimore storiche, e le antiche tipologie dell’architettura rurale rappresentano il fulcro dell’offerta di turismo enogastronomico. Oggi sono 7,2 milioni i viaggiatori golosi, secondo la recente indagine Astra-Demoskopea, che si considerano a tutti gli effetti dei pionieri che amano scoprire luoghi che non rientrano nei loro viaggi e vacanze abituali (90%), che pretendono di mangiare e bere bene quando si spostano (78%), che fanno una o due vacanze lunghe all’anno e numerosi viaggi brevi nei weekend, definiti dalla ricerca allegri, ottimisti, estroversi, curiosi, dinamici e innovativi. Sono il segnale di una tendenza emergente che cerca il mood del ritorno alle tradizioni, attraverso rivisitazioni colte, accompagnate da ricerca di esperienze sensoriali, suggestioni e profumi che il paesaggio, il cibo e il bere sanno evocare. In questo filone diventano nuovi anche i luoghi di consumo. La cantina si trasforma da luogo di lavorazione e produzione a luogo di accoglienza e vetrina aziendale, dove l’enoturista scopre il mondo del vino attraverso il racconto del produttore; l’albergo diventa tematico, con stanze dedicate ai vini, ai paesaggi, alle erbe tradizionali del luogo; il wine-bar diventa il luogo sperimentale di nuovi stili di consumo tra il tipico e il fusion, con abbinamenti tra vini, produzioni tipiche ma anche piatti etnici; il ristorante propone i piatti della tradizione ma espone la madia dei sapori e di prodotti di nicchia che si possono acquistare direttamente; i negozi e le botteghe diventano luoghi iperspecializzati in cui si riscopre la naturalità; gli agriturismi selezionano i prodotti della fattoria ad uso esclusivo degli ospiti; i grandi centri commerciali garantiscono linee di prodotto che portano sull’intero territorio nazionale, a portata di tutti, specialità che diversamente andrebbero perdute.

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