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POLITICA ECONOMICA

Cina-Australia, lo scontro sui dazi al vino australiano finisce alla Wto

Il Governo di Canberra al fianco dei produttori: mossa per accelerare il confronto, negate le accuse di dumping, spedizioni azzerate negli ultimi mesi
AUSTRALIA, CINA, DAZI, EXPORT, vino, WTO, Mondo
Il presidente cinese Xi Jinping

Non poteva che finire così, davanti alla Wto, la diatriba commerciale tra Australia e Cina, che ha portato Pechino ad imporre dazi fino al 218% sul vino importato da Canberra, azzerando di fatto le spedizioni enoiche di quello che, fino alla fine del 2020, era il primo esportatore di vino nel Dragone, sia a valore che a volume. E allora, come raccontato dalla BBC, il Governo australiano, in accordo con i produttori di vino del Paese, ha deciso di portare la questione alla Wto.

Al centro, l’accusa di dumping mossa da Pechino: in sostanza, secondo la Cina, i produttori australiani avrebbero abbassato i prezzi rispetto al mercato interno, pur di conquistare quote di mercato. Una pratica non ammessa dal diritto commerciale internazionale, che ha spinto il Governo cinese ad imporre dazi tra il 116,2% e il 218,4% sul vino australiano. I wine maker australiani, da parte loro, respingono le accuse, e cercheranno di trovare una soluzione condivisa. Per capire la dimensione del danno economico patito dal settore, basti pensare che le spedizioni in Cina tra dicembre 2020 e marzo 2021 ammontano ad appena 12 milioni di dollari australiani: nello stesso periodo dell’anno precedente il paese aveva esportato in Cina 325 milioni di dollari australiani di vino.

L’Australia rimane aperta a impegnarsi direttamente con la Cina per trovare una soluzione al problema, e il passaggio alla WTO è un modo per accelerare nella risoluzione della controversia. “Il Governo continuerà a difendere con forza gli interessi dei produttori di vino, che hanno deciso di rivolgersi alla WTO per risolvere le divergenze con la Cina”, ha spiegato alla Bbc Dan Tehan, Ministro per il Commercio, il Turismo e gli Investimenti. Tony Battaglene, alla guida dell’Associazione nazionale australiana dei produttori di uva e vino, ha aggiunto invece che “riferire la questione alla Wto era il modo giusto per cercare di risolvere il problema, visto che non c’era nessun altro modo per risolvere la questione in modo rapido. L’aspetto principale, così, è che si entra effettivamente in un dialogo con l’altro Paese, consentendo ai Governi di iniziare a parlare della questione, il primo passo per trovare una soluzione”.

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