I primi sei mesi del 2022 raccontano, o meglio confermano, il declino della Cina come mercato di sbocco per il vino italiano. A Pechino le importazioni delle nostre produzioni enoiche sono infatti calate del 14,3%, a quota 56,3 milioni di euro. Un dato preoccupante, ma atteso, frutto di un inizio anno difficilissimo, tra lotta senza quartiere al Covid, che ha portato alla chiusura di intere metropoli, e allo stop di nodi commerciali fondamentali, per settimane, e un contesto internazionale sempre più fragile e complesso, che non agevola di certo la crescita economica. Il 2021, del resto, stava già consegnando dati contrastanti, con i volumi consumati che hanno segnato cali di due cifre percentuali, cui fa da contraltare una crescita della spesa che, tra il 2021 ed il 2026, è destinata a segnare il +5-7% annuo.
Secondo l’istituto di ricerca britannico, il declino dei volumi consumati nel 2021 è da ricondursi essenzialmente alle produzioni nazionali a basso costo, che valgono il 40% del totale del vino consumato in Cina, mentre il calo dei vini importati è stato decisamente più contenuto e legato principalmente al collasso dell’asse con l’Australia, innescato dalle tariffe imposte da Pechino sul vino australiano a marzo 2021, e superiori al 100%. Proprio per questo motivo lo scorso anno Paesi come Cile, Usa, Sudafrica e Argentina hanno visto volare le proprie spedizioni enoiche.
Al contempo, dal 2019 ad oggi, il numero di consumatori di vino, seppure occasionali (una volta ogni sei mesi o una volta al mese, ndr) è cresciuto del 14% e, dato ancora più interessante, crescono comprensione e apprezzamento del prodotto vino, il che vuol dire una conoscenza sempre più ampia in termini di Paesi, territori e varietà prodotte. Aumenta quindi la curiosità, ma anche la voglia di acquistare bottiglie di qualità, ecco perché sempre più wine lover si lasciano guidare da indicatori di qualità come le denominazioni, i premi ed i punteggi.
In questo ultimi periodo, a svolgere un ruolo fondamentale è stato il canale online, riferimento per tutto il segmento degli alcolici. La Cina, nel mondo, è il Paese con la più alta percentuale di acquirenti online tra tutti coloro che acquistano alcolici, e il Paese si distingue da tutti gli altri mercati in termini di penetrazione complessiva dell’e-commerce, canale che, ovviamente, ha destato la curiosità anche dei wine lovers, tanto che la percentuale di chi, tra loro, ha acquistato vino online, ha superato il 50%.
Questa evoluzione, basata su una sempre maggiore consapevolezza, ha fatto sì che sia nel mercato off-trade che in quello on-trade la spesa nedia dei bevitori di vino cinesi sia aumentato notevolmente, in alcune occasioni di oltre il 20%. Allo stesso tempo, i vini di fascia premium hanno visto la loro quota di mercato passare dal 15% del 2017 al 20% del 2021, ed entro il 2026 arriveranno al 25%. Le ricadute di questa premiumisation non sono solo per i vini importati, ma anche per le produzioni locali, a partire dalle etichette della provincia di Ningxia che aspira apertamente ad essere riconosciuta come la Bordeaux di Cina, una reputazione rafforzata dai tanti premi internazionali vinti dai vini prodotti sulle montagne di Helan, che non sono passati inosservati tra i consumatori cinesi.
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