Negano una "guerra del cioccolato" con "Eurochocolate", l'evento che da alcuni anni porta a Perugia migliaia di persone sulle tracce della mitica barretta, ma gli organizzatori di "Altrocioccolato" (dal 21 al 24 ottobre a Gubbio, nella stessa settimana della "concorrente" perugina) rilanciano il carattere "totalmente alternativo" della kermesse.
Altrocioccolato era nato quattro anni fa, con il nome di Equochocolate, "sull' onda del disagio provocato da Eurochocolate, iniziativa interamente commerciale". Poi proprio Eurochocolate ha registrato il marchio di Equochocolate, e l'evento alternativo ha cambiato non solo il nome ma anche la sede, "perché quello di Gubbio è stato tra i comuni umbri che hanno approvato la delibera in cui si decide di rifiutare nel proprio territorio iniziative sostenute da quelle multinazionali che non rispettano i parametri Oms-Unicef sui sostituti del latte materno".
Nelle scorse settimane, l'organizzazione di Eurochocolate aveva manifestato l'intenzione "di convolare a nozze con Altrocioccolato - hanno ricordato i suoi organizzatori - ma al momento non ci sono le condizioni per questo matrimonio, e soprattutto la proposta non deve arrivare dopo che l' evento perugino è stato organizzato".
Insomma, Altrocioccolato, senza escludere future ipotesi di collaborazione, "vuole restare alternativo" ad Eurochocolate, ed a questo scopo la sua "tre giorni" eugubina sul cacao prevede seminari, dibattiti e spettacoli "affinché la gente possa riflettere su come vengono lavorati, commercializzati e consumati questo ed altri prodotti".
Gli esponenti del comitato umbro per il commercio equo e solidale (di cui Gubbio ospiterà l'assemblea nazionale negli stessi giorni di Altrocioccolato) hanno spiegato che "dell'euro e 70 che si paga per una barretta di cioccolato di medie dimensioni, il 30 per cento è destinato a chi lo lavora: questo, nel nostro circuito possiamo certificarlo. Certe multinazionali non sono in grado di farlo". Uno dei dibattiti di Altrocioccolato metterà a confronto un sindacalista della Cgil ed un rappresentante della Nestlé (che, in Umbria, controlla la Perugina, ndr).
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