Punta a creare quel collegamento fra turismo, prodotti enogastronomici, beni ambientali e culturali che già sta funzionando per le zone vinicole. E così nasce in Umbria un progetto per una vera e propria “borsa del turismo” dell’olio, lanciata dall’Associazione delle “Città dell’Olio”, che raggruppa oltre 300 comuni, province, comunità montane e camere di commercio italiane di territori olivicoli. Ogni anno sono 3 milioni i turisti che scelgono l’Italia per visitare ristoranti, cantine ed altri luoghi di eccellenza gastronomica. Secondo fonti Fipe-Confcommercio, nel 2001, il mercato straniero da questo punto di vista ha mosso 1,5 miliardi di euro, quello nazionale 3,5 miliardi. Secondo il Censis, il solo turismo del vino riesce a muovere dai 3 ai 5 milioni di presenze all’anno, con un fatturato intorno ai 4.000 miliardi di lire. La borsa del turismo dell’olio, con sede in Umbria ancora da stabilire (potrebbe essere Trevi), chiamerà a raccolta i principali tour operator, italiani e stranieri, per concretizzare un’offerta turistica che sia vendibile ed attraente per loro ed i loro clienti. I laboratori del progetto del turismo dell’olio sono Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Sicilia, dove sono già state avviate le cosiddette “Strade dell'’Olio”, che mettono in stretto collegamento l’offerta olivicola con quella turistica. Secondo i promotori del progetto - il presidente, Carlo Antonini e l’assessore umbro all’agricoltura, Gianpiero Bocci - l’extravergine d’oliva “rappresenta l’elemento più visibile e qualificante di un’offerta incentrata sulla qualità della vita e dell’ambiente”. La borsa sul turismo dell’olio, che potrebbe avere un’anteprima nell’ottobre-novembre 2004, avrà un comitato scientifico che studierà le prospettive del settore.
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