Stati Uniti, Norvegia e Finlandia: c’è ben poca “vecchia Europa” dell’alta cucina nel podio del “Bocuse d’Or”, la competizione internazionale creata nel 1987 a Lione nella città Natale del padre nobile della haute cuisine francese Paul Bocuse.
A portare a casa l’oro sono stati gli chef a stelle e strisce Mathew Peters (del “Per Se” di New York) e Harrison Turone, che hanno garantito all’Unione la prima medaglia d’oro statunitense nella trentennale storia della competizione dopo l’argento del 2015. A seguire, Norvegia (capitanata da William Davidsen), Islanda (Viktor Andrésson), Ungheria, Francia, Finlandia, Svezia, Australia, Belgio e Danimarca.
Il trionfo del team statunitense, ad ogni buon conto, non è completamente un fulmine a ciel sereno: nel corso degli anni chef superstar del calibro di Thomas Jeller e Daniel Boulud hanno contribuito fortemente a far crescere il livello di abilità dei membri della “nazionale” da mandare al Bocuse e a promuovere l’evento dall’altro lato dell’Atlantico, dove la percezione pubblica dell’importanza della competizione è stata ulteriormente aumentata dalla pubblicazione, nel 2010, di un libro interamente dedicato al Bocuse da parte del famoso autore di libri di ricette Andrew Friedman, il cui titolo è eloquente - “Knives at Dawn”, ovvero “Coltelli all’Alba”.
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