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CLIMA - MADE IN ITALY A RISCHIO, INTERVENIRE SUBITO. GLI OLIVI SONO GIÀ MIGRATI FINO ALLE ALPI E LE ARACHIDI SI COLTIVANO IN PIANURA PADANA

La competitività del made in Italy che fonda buona parte del suo successo sul territorio, il turismo e la buona cucina è messa a rischio dai cambiamenti climatici che provocano uno spostamento di colture tipiche della dieta mediterranea: dal grano duro per la pasta al pomodoro per i sughi, dalle vigne all’olivo. Lo afferma la Coldiretti, in riferimento al rapporto del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) riuniti a Parigi, nel sottolineare che l’aumento delle temperature provoca la migrazione dei prodotti tipici dalle tavole italiane, mentre l’innalzamento del livello del mare porta alla scomparsa di intere spiagge con conseguenze incalcolabili per il turismo.
Si tratta di un processo che è in realtà in fase avanzata in Italia dove - precisa la Coldiretti - si sta verificando un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi, le prime arachidi che sono state raccolte nella Pianura Padana dove si coltivano già adesso grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta.
Ma i cambiamenti climatici in corso si manifestano anche - sottolinea la Coldiretti - con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, un maggiore rischio per gelate tardive, l'aumento dell'incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti come le cavallette e la riduzione della riserve idriche. Secondo l’ultimo annuario dei dati ambientali dell’Apat in Italia le aree con sensibilità media o alta alla desertificazione coprono - continua la Coldiretti - il 36 per cento del territorio nazionale, ma sono addirittura in una situazione di criticità circa la metà del territorio della Sardegna e della Calabria. Si tratta di processi - continua la Coldiretti - che rappresentano una nuova sfida per l'impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.
Un impegno che va accompagnato - sostiene la Coldiretti - da una maggiore decisione nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro paese dal protocollo di Kyoto anche con lo sviluppo di alternative energetiche come i biocarburanti ottenuti dalle coltivazioni agricole, per ridurre l'impatto dei gas ad effetto serra dei combustibili fossili. Potenziando le coltivazioni dedicate alla produzione di biocarburanti (biodiesel e bioetanolo), utilizzando residui agricoli, forestali e dell'allevamento e installando pannelli solari nella aziende agricole l’Italia - conclude la Coldiretti - potrebbe arrivare a coprire fino al 13 per cento del fabbisogno energetico nazionale, risparmiare oltre 12 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti e ridurre le emissioni di anidride carbonica di origine fossile di 30 milioni di tonnellate, con un contributo determinate per contrastare il cambiamento del clima.

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