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“Climatariani”, ovvero attenti all’ambiente e alla sostenibilità a tavola - purché costi poco: ecco i giovani italiani tra i 18 e i 30 anni secondo un’indagine Vox Populi condotta per la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition

Il “New York Times”, già nel 2015, li definiva “climatariani”: sono i consumatori a tavola, che, a norma della definizione del quotidiano più prestigioso degli Stati Uniti, mostrano una spiccata attenzione ai temi del mangiare sostenibile e rispettoso dell’ambiente, considerando quei criteri come primari nella scelta di cosa consumare. E, stando ai risultati di una indagine Vox Populi, realizzata dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, su un campione di oltre 800 giovani italiani tra i 18 e i 30 anni, anche i millennials tricolori condividono questo tratto caratteriale con i loro colleghi a stelle e strisce.
Secondo l’indagine, 6 ragazzi su 10 hanno un atteggiamento positivo nei confronti della sostenibilità (62%) e considerano le diete sostenibili - ovvero quelle che si basano sui principi della “doppia piramide”, alimentare e ambientale - sicure dal punto di vista nutrizionale (73%) e senza particolari ripercussioni sulla vita sociale (64%). Non manca una nota dolente, però: il 61% del campione pensa, erroneamente, che le diete sostenibili siano però “poco sostenibili” da un punto di vista economico, oltre a percepire una mancanza di prodotti alternativi (43%).
“Siamo di fronte ad un’errata convinzione”, ha commentato la Fondazione, e questo “perché sia gli studi internazionali che una analisi basata sulle informazioni della banca dati dell’Osservatorio dei Prezzi italiano (relative ad aprile 2015) dimostrano che mangiare sano non costa di più. Un menu vegano e quello vegetariano presentano un costo pressoché equivalente tra loro sia a Milano sia a Napoli, mentre uno a base di carne risulta più caro di oltre 0,85 euro al giorno. Sul bilancio familiare, i risultati mostrano che limitando il consumo di carne a due volte ogni sette giorni si arriva a risparmiare quasi 4,50 euro alla settimana, più di 230 euro all’anno. Una cifra non trascurabile, specie in un momento storico di crisi economica”.

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